GIORNALI ED ESPERANTO
Da "IL GIORNALE DI VICENZA" di luned 29 agosto 1994
INTANTO GLI ESPERANTISTI SPERANO CHE IL PARLAMENTO SI CONVERTA
Sono proseguiti ieri i lavori del congresso nazionale – La proposta di inserire sperimentalmente la lingua nelle elementari è ferma in Commissione dal ’93.
L’esperanto, i giovani e la scuola. Al secondo giorno di lavori il congresso nazionale ha dedicato una serie di riunioni e approfondimenti circa la possibilità di introdurre nelle scuole italiane lo studio di questa lingua convenzionale. Attualmente non esistono leggi che ne autorizzino l’insegnamento. Nel ’93 venne istituita una commissione ministeriale che mise al vaglio l’ipotesi di una sperimentazione nelle scuole elementari.
"Il punto forte del progetto – ha spiegato Valerio Dalla, presidente della Federazione Esperantista italiana – era il valore di propedeucità che potrebbe avere questo idioma. Essendo infatti molto semplice dal punto di vista grammaticale e privo di eccezioni, potrebbe essere un buon viatico per facilitare l’apprendimento di altre lingue. i lavori della commissione sono sfociati in una proposta volta a promuovere una maggiore conoscenza e diffusione dell’esperanto come strumento di comunicazione e come ausilio didattico".
I mutamenti politici nazionali hanno di fatto arenato la discussione sulla questione esperantista.
Nel frattempo, nel marzo scorso l’Università di Torino ha istituito la cattedra diInterlinguistica e Esperantologia, aprendo una prima possibilità a livello di insegnamento superiore.
Chi ha preso a cuore il problema è l’associazione esperantista radicale.
"Di fatto – ha detto Dalla – alcuni deputati radicali hanno cercato di smuovere le acque dal punto di vista dell’azione politica e i lavori della commissione ministeriale sono un primo segno di valorizzazione delle tematiche esperantiste".
I metodi di apprendimento e le possibilità didattiche adatte alle diverse età sono stati argomento per gli incontri fra i docenti di esperanto, mentre per la federazione Giovani esperantisti italiani il congresso di Vicenza è stata l’occasione per confrontare le esperienze di diverse città italiane. Sono circa quattrocento gli esperantisti sotto i trent’anni e la maggior parte di loro conosce già altre lingue. Ma l’esperanto sembra rendere più agevoli i contatti con l’altra parte del globo.
"Quest’anno sono stato in Corea – ricorda Guido Carravieri, presidente della federazione Giovani –
L’inglese parlato in quei paesi è difficile da comprendere, mentre l’esperanto, forse perchè più flessibile nelle sue strutture, ha reso meno ardua la comunicazione".
E’ la stessa testimonianza che viene da Lorena Bellotti di Mantova, plurilingue e insegnante della Benedict school, un istituto svizzero che ha sedi in tutto il mondo.
"Sono stata parecchio tempo in Cina – spiega – ma comprendere l’inglese parlato in quelle zone è quasi impossibile. E’ cos che ho preferito cominciare ha studiare il cinese".
Esperanto per i giovani significa un possibile passaporto per il turismo. Esistono infatti delle pubblicazioni di diffusione internazionale dove si iscrivono gli esperantisti disposti a dare ospitalità ai "colleghi" stranieri.
"Sono fascicoli con cui contattare gli esperantisti sparsi in tutto il mondo – spiega Francesco Amerio di Torino –
Per i giovani che si mettono in viaggio un possibile punto di riferimento per orientarsi all’estero".
Dalla ha infine ricordato come l’interscambio culturale sia uno dei cardini della Federazione nazionale. "Ogni anno – ha concluso-
tra i giovani che conseguono il terzo e finale diploma in esperanto ne vengono premiati tre o quattro con un viaggio gratuito al congresso mondiale. Per il ’95 l’appuntamento è a San Pietroburgo".
Da segnalare per la giornata di oggi la tavola rotonda in Sala Borsa Merci alle 18.30: Emilio Franzina, Fernando Bandini, Andrea Chiti Batelli, Renato Corsetti, Giordano Formizzi interverranno sul tema "L’esperanto per la difesa della cultura europea".
A palazzo Belli resta aperta fino a mercoled l’esposizione filatelica di Mario e Catina Dazzini con francobolli emessi da 14 Stati dal 1923 al 1990.
Questi che seguono invece sono due pezzi usciti su "LA STAMPA" di venerd 16 settembre.
1) PROGETTO PILOTA: nelle elementari entra l’esperanto.
L’esperanto, la lingua che abbatte le frontiere della comprensione fra i popoli, entra ufficialmente nelle scuole elementari. Lo ha deciso il ministero dell’Istruzione. Ha anche stabilito che i primi a partire per questa avventura siano i ragazzi di una scuola torinese, l’elementare Salvemini di via Negarville a Mirafiori Sud. L’autorizzazione del ministro D’onofrio è stata inviata ieri via fax.
2) Il ministro dell’Istruzione D’Onofrio ha scelto la Salvemini di Torino
Elementari, entra l’esperanto
Progetto pilota per una cinquantina di ragazzi
L’esperanto, la lingua che abbatte le frontiere della comprensione fra i popoli, entra ufficialmente nelle scuole elementari. Lo ha deciso il ministero dell’Istruzione. Ha anche stabilito che primi a partire per questa avventura siano i ragazzi di una scuola torinese l’elementare Salvemini di via Negarville a Mirafiori Sud.
L’autorizzazione del ministro D’Onofrio è stata inviata ieri via fax ed è arrivata alla segreteria della Salvemini. Oggi i maestri, i genitori, gli allievi, saranno informati di questa avventura che si prospetta affascinante. Anche se per la Salvemini non è del tutto nuova.
Questa scuola con i suoi 250 ragazzi situata alla frontiera di una periferia difficile che cerca una sua identità, vanta
un primato di sperimentazioni: per aiutare gli handicappati a non sentirsi diversi, per l’inserimento dei nomadi, per lo studio delle lingue. Da un anno comprende anche l’esperanto.
Ora il progetto locale diventa definitivo e farà da "pilota" alle altre scuole italiane che intenderanno adottarlo.
Carlo Burlot è il maestro che ha curato le passate lezioni e ne organizzerà la realizzazione futura. Spiega: "Sono coinvolti
nella sperimentazione una cinquantina di bambini di seconda e terza. L’esperanto Š una lingua semplice, con una grammatica rigorosa e priva di eccezioni, che consente un uso non complicato del vocabolario. Il traguardo non è soltanto arrivare a conversare, scrivere, leggere in esperanto. Tutto questo ci sarà, ma lo scopo finale è utilizzare l’esperanto come strumento glottodidattico ".
Traduce quella parolona un po’ oscura per i non addetti ai
lavori: " Vuol dire conoscere la struttura lineare dell’esperan-to per imparare meglio e con poca fatica una lingua straniera, per riuscire a comprendere ed a conversare in francese o in inglese facendosi anche capire ".
Carlo Burlot non ha dubbi: " Sarà uno studio propedeutico all’approccio con le lingue straniere. In base ai nuovi programmi che ormai hanno coinvolto tutte le classi, i bambini devono comincare a studiare le lingue dalla seconda elementare. I nostri ragazzi adesso impareranno le basi dell’esperanto per due anni proseguiranno con l’inglese o il francese e dovranno completare il programmi pur avendo dedicato un paio d’anni esclusivamente all’esperanto. Ce la faremo ne sono sicuro ".
Insieme a Burlot lavoreranno al programma esperanto per tre ore la settimana le colleghe Emilia Destefanis e Laura Speranza: " Hanno studiato quella lingua per insegnarla ai loro ragazzi ".
E i genitori? Sono curiosi e entusiasti: " Durante l’estate qualcuno di loro ha sfogliato il libro del figlio. E già mi hanno
detto che vorrebbero imparare quella lingua. Faremo un corso
per mamme, papà e per le altre maestre ". (M. Val.)