Giorgio Pagano risponde al Capo di Gabinetto di Savona

Proposta di Gruppo di Lavoro per la democrazia linguistica nell’Unione europea. Misure correttive da porre in essere per contrastare la discriminazione e i danni economici derivanti all’Italia dall’imposizione del mono/trilinguismo nordeuropeo. Disinvestire nella nazionalizzazione linguistica inglese dell’Italia e dell’Ue.

Roma, lunedì 24 settembre 2018

Oggetto: Rif. Vostra UGM_AE 0000072P del 17/7/2018.

  • Proposta di Gruppo di Lavoro per la democrazia linguistica nell’Unione europea.
  • Misure correttive da porre in essere per contrastare la discriminazione e i danni economici derivanti all’Italia dall’imposizione del mono/trilinguismo nordeuropeo.
  • Disinvestire nella nazionalizzazione linguistica inglese dell’Italia e dell’Ue.

 Illustre  Prof. Deodato,

                                                                   purtroppo per problemi postali solo il 6 settembre u.s. ho ricevuto il suo riscontro del 17/7/2018 alla mia del 11/6/2018 e, anzitutto, voglio ringraziarla per aver letto la nostra lettera ed, essendo il suo percorso giuridico piuttosto che economico, comprendo le motivazioni del perché non ha potuto raccogliere la denuncia economica di quanto sottoponevo al Ministro Savona.

Concordo pienamente con la delicatezza del fattore linguistico che lei espone ma è necessario prendere atto che, altri Paesi, di tale delicatezza hanno fatto strame per interessi economici e, di fatto, niente altro che colonialistici. A dispetto delle norme sancite dai Trattati, nel corso degli anni abbiamo assistito all’affermazione, nel funzionamento dell’UE, di un trilinguismo di fatto (inglese, francese, tedesco). Tale approccio, basato sulla surrettizia distinzione tra le “24 lingue ufficiali”, richiamate dal citato Regolamento CE 1/58), e le cosiddette “lingue di lavoro” o “veicolari”, non trova però fondamento in alcuna norma. Anzi, se si va a vedere nel dettaglio l’Art. 1 del Reg. CE del 1958 esso dice che “Le lingue ufficiali e le lingue di lavoro delle istituzioni della Comunità sono la lingua francese, la lingua italiana, la lingua olandese e la lingua tedesca”.

Insomma mentre, allora, l’italiano era lingua europea ufficiale e di lavoro, i Governi che si sono succeduti si sono prestati alla discriminazione italiana assecondando, invece, il disegno egemonico anglofono straniero e pubblicamente esplicitato nel “Patto di Harvard” fin dal 6 settembre 1943 tra Roosevelt e Churchill che proprio, in quell’occasione, dichiara «The power to control language offers far better prizes than taking away people’s provinces or lands or grinding them down in exploitation. The empires of the future are the empires of the mind». Patto definitivamente consolidato dal 1950 al 1965 dagli statunitensi (e dal Regno Unito) attraverso l’opera del “Congresso mondiale per la libertà della cultura” (la loro libertà culturale contro quella dei popoli europei) e, successivamente, fino al 1979 attraverso “Associazione internazionale per la libertà della cultura”, organismi nei quali la CIA profuse uomini e finanziamenti senza fondo e nei quali furono utilizzati uomini dell’OSS, Office of Strategic Services (i cui uomini furono inizialmente addestrati dal British Security Coordination) della Divisione per la Guerra Psicologica (Psychological Warfare Division) e dell’Ufficio servizi informativi militari (Office of War Information) operanti durante la II Guerra Mondiale.

Mi coglie di sorpresa la sua asserzione secondo la quale la maggior parte della documentazione europea e delle consultazioni vi risultano essere disponibili in lingua italiana, che non lo fossero affatto era criticato dal predecessore del Prof. Savona, l’On. Sandro Gozi, che ho incontrato più volte e che aveva dato mandato a Diana Agosti (allora Capo Dipartimento Politiche Europee) e Fiorenza Barazzoni (allora “Coordinatore Ufficio Mercato Interno e Concorrenza”) di organizzazione, col nostro contributo e i nostri studi, un convegno “Per l’Internazionalizzazione della e nella lingua italiana”.

Sarebbe il caso, in considerazione della guerra linguistica mondiale ed europea in atto di creare un apposto “Gruppo di Lavoro per la democrazia linguistica nell’Unione europea” che supporti gli Uffici del Ministero nel monitoraggio della democrazia/discriminazione linguistica europea e i loro effetti economici e sociali. Del resto vi abbiamo fornito prova di tale discriminazione (a voi non risultante) analizzando tutte le consultazioni pubbliche della Commissione Europea a partire dalla decisione britannica di abbandonare l’Unione e il cui dettaglio era presente come Collegato internet nella nostra del 11/6/2018 https://is.gd/apebox . Da esso risultava chiaramente come, di tali consultazioni pubbliche, il 100% erano in inglese, il 43,3% anche in francese e tedesco, e solo il 26,8% nelle 24 lingue e, quindi, anche in italiano. Insomma poco più di ¼ risultavano nella lingua erede diretta del Latino (Italiano antico). Quindi, chi decide sono solo alcuni popoli, britannici in testa, che hanno a disposizione il 100% delle Consultazioni europee nella loro lingua che, peraltro, tra poco più di 180 giorni sarà l’idioma di un popolo straniero, fuori e avversario dell’Unione europea.

Tralascio un ulteriore approfondimento delle discriminazioni economiche perpetrate attraverso quella linguistica – oggetto della nostra precedente missiva al Ministro Savona – in considerazione del suo percorso giuridico piuttosto che economico, soffermandomi, invece, più in dettaglio sulla sua affermazione “la maggior parte della documentazione europea è disponibile in italiano”.

Lo faccio considerando un lavoro sviluppato qualche anno fa (oggi la situazione è ben peggiore) sulla base di alcuni dati statistici circa l’esclusione reale a seconda del regime linguistico oligopolistico anglo-franco-tedesco o monopolistico anglofono interpretando con dati pubblici e forniti da Eurostat l’accesso non agevole ai documenti.

Ebbene, come si può notare in Tabella 1, se l’inglese fosse l’unica lingua ufficiale della UE-24 se interpretiamo per esclusione anche un accesso non agevole ai documenti il tasso di esclusione linguistica è dell’81%.

Tabella 1 : Tassi di esclusione linguistica totale dell’UE-24. Dati in percentuale

Regime linguistico Er
24 lingue 4*
Oligopolistico 55
Monopolistico 81*

 

Fonte: Eurostat, IEA 2011. * Mancano i dati per livello competenza nelle lingue straniere (prima e seconda) per la Danimarca e i dati per livello competenza nella seconda lingua straniera per l’Italia.

Ma tale tasso di esclusione linguistica (ossia della carenza di documentazione in italiano) sale addirittura al 97 per cento per l’Italia, vedasi Tabella 2.

 

Tabella 2 : Tassi di esclusione linguistica reale, per regime linguistico e per Paese (UE-24). Dati in percentuale

Paese Monopolistico Oligopolistico
Er Er
Austria 83 8
Belgio 86 43
Bulgaria 97 96
Cipro 74 73
Ceca, Repubblica 95 93
Croazia 92 90
Danimarca n.d.* n.d.*
Estonia 91 91
Finlandia 83 82
Francia 95 12
Germania 82 10
Grecia 92 91
Italia 97 a 95 a
Lettonia 94 93
Lituania 97 95
Polonia 96 95
Portogallo 93 90
Regno Unito 3 3
Romania 96 96
Slovenia 82 76
Slovacchia 95 92
Spagna 94 92
Svezia 68 67
Ungheria 97 95
TOTALE 81 55

Fonte: Eurostat, IEA 2011.
*N.d.= non disponibile. Mancano i dati per livello competenza nelle lingue straniere (prima e seconda) per la Danimarca e i dati per livello competenza nella seconda lingua straniera per l’Italia.

Conseguentemente può essere utile la Tabella 3 con l’elenco delle lingue in cui sono disponibili le pagine d’introduzione del sito Internet delle DG della Commissione europea.

Un terzo di tutte le pagine introduttive sono disponibili solo in inglese, un terzo in tutte le lingue ufficiali dell’Unione o quasi (solitamente mancano ancora le traduzioni verso l’irlandese e il croato, lingua divenuta ufficiale solamente nel 2013).

Ma attenzione! L’utilizzo delle 24 lingue ufficiali non è sempre esteso a tutte le pagine che costituiscono il sito di una certa DG, e non si tratta sempre di pagine secondarie. La sezione “appalti e finanziamenti” della DG Affari marini e pesca, ad esempio, contiene solo bandi in inglese, (la Commissione ricorre agli appalti pubblici per acquistare beni e servizi, ad esempio, studi, assistenza tecnica, formazione, consulenze, servizi di conferenza e pubblicitari, libri e attrezzature. Una lista di tutti i bandi di gara, appalti, sovvenzioni europee è disponibile all’indirizzo https://ec.europa.eu/info/funding-tenders_it. Nella maggior parte dei casi questi bandi sono disponibili solo in inglese o in francese, inglese e tedesco!) così come sono disponibili solo in inglese tutti i testi dei bandi di gara e delle richieste di sovvenzione nella sezione “appalti e sovvenzioni” della DG Imprese e industria e i testi contenuti nella sezione “novità” della medesima DG dove si possono trovare numerosi studi e rapporti generali. È evidente che avere accesso ai testi e ai bandi dei concorsi in una lingua che si padroneggia pienamente dà un indubbio vantaggio competitivo sui concorrenti. Se si tiene conto della realtà imprenditoriale italiana, costituita in massima parte da micro-piccole e medie imprese, non ci si può lamentare del fatto che la loro partecipazione anche ai Bandi Europei sia molto bassa.

Tabella 3 : Lingue delle pagine d’introduzione ai siti Internet delle Direzioni Generali della Commissione europea

 

Direzioni Generali (DG) Lingue
Affari economici e finanziari (ECFIN) Inglese
Affari interni (HOME) Inglese
Affari marittimi e pesca (MARE) 22 lingue
Agricoltura e sviluppo rurale (AGRI) Francese-tedesco-inglese
Aiuti umanitari e protezione civile (ECHO) Francese-inglese
Allargamento (ELARG) Francese-tedesco-inglese
Ambiente (ENV) Inglese
Azione per il clima (CLIMA) Inglese
Bilancio (BUDG) 22 lingue
Centro comune di ricerca (JRC) Inglese
Commercio (TRADE) Inglese
Comunicazione (COMM) Francese-tedesco-inglese
Concorrenza (COMP) 22 lingue
Energia (ENER) Inglese
EuropeAid – Sviluppo e cooperazione (DEVCO) 22 lingue
Fiscalità e unione doganale (TAXUD) Francese-tedesco-inglese
Giustizia (JUST) 24 lingue
Imprese e industria (ENTR) 24 lingue
Informatica (DIGIT) 22 lingue
Interpretazione (SCIC) 23 lingue
Istituto statistico – Eurostat (ESTAT) Francese-tedesco-inglese
Istruzione e cultura (EAC) Francese-tedesco-inglese
Mercato interno e servizi (MARKT) Francese-tedesco-inglese
Mobilità e trasporti (MOVE) Inglese
Occupazione, affari sociali e integrazione (EMPL) 24 lingue
Politica regionale (REGIO) 23 lingue
Reti di comunicazione, contenuti e tecnologie (CNECT) Inglese
Ricerca e innovazione (RTD) Inglese
Risorse umane e sicurezza (HR) 11 lingue
Salute e consumatori (SANCO) Francese-tedesco-inglese
Segretariato generale (SG) 24 lingue
Servizio degli strumenti di politica estera (FPI) Inglese
Traduzione (DGT) Francese-tedesco-inglese

Fonte: http://ec.europa.eu/about/ds_it.htm.

Se poi andiamo ad affrontare la questione della brevettazione europea (altro capolavoro contro il Popolo di Inventori) ebbene il risultato è che per le imprese/inventori italiani la brevettazione mono-trilingue europea costerebbe il 31% in più rispetto ai concorrenti anglo-franco-tedeschi. Tale percentuale del 31%, è un limite inferiore però: si potrebbero includere anche i costi di traduzione cui l’impresa italiana deve fare fronte nella comunicazione con l’ufficio centrale durante il processo di negoziazione del brevetto e in caso di opposizione; potremmo considerare anche i costi di traduzione a carico dell’impresa italiana per il monitoraggio dello stato dell’arte, cioè i brevetti richiesti o depositati dai concorrenti, se le rivendicazioni di tali brevetti non fossero disponibili in italiano presso l’ufficio centrale. Il differenziale di costo finale, quindi, potrebbe essere in realtà molto più alto.

Ora, se è vero come è vero, che il Ministro Savona a proposito dell’Europa scrive nel suo nel suo Una politeia per un’Europa diversa, più forte e più equa, “Il perno essenziale è la scuola, come testimonia il successo presso i giovani, gli abitanti dell’Europa futura, del progetto Erasmus” ma, a proposito di cose che sembra non risultino al vostro Ministero, il bando “ERASMUS +” è stato pubblicato dalla Commissione europea in inglese il 12 dicembre 2013, a marzo 2014 in francese e tedesco, solo sei mesi dopo, a giugno 2014, in italiano. Avvantaggiando i cittadini, le società e lo sviluppo di alcuni stati e mettendo in difficoltà i cittadini, le società, lo sviluppo e l’utilizzo di fondi di altri Stati Membri dell’UE come l’Italia costituendo, a lungo andare, un ostacolo sia per un più efficace sviluppo economico italiano che dell’intera Unione, come anche della sua competitività nel mondo.

Ciò chiarito, un contenzioso economico con la Commissione Europea, per effetto della discriminazione linguistica, e una richiesta formale di compensazioni a nome dei cittadini italiani hanno i piedi ben piantati in terra, ed è tanto più sacrosanta per un governo che passa per essere “sovranista”.

Con i piu’ distinti Saluti,  Giorgio Pagano

(Segretario generale)

Lascia un commento

0:00
0:00