Fra Buttiglione e la Costituzione.

COINCIDENZE. PERCHÉ I VALORI COMUNI NON CI SONO, E I LIBERALI HANNO PAURA

Fra Buttiglione e la Costituzione

La Costituzione europea che verrà firmata venerdì in Campidoglio comincia con queste parole «Sua Maestà il Re dei belgi, il presidente della Repubblica Ceca, Sua Maestà la Regina di Danimarca… », e conclude il lungo elenco dei venticinque autori con «Sua Maestà la Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord». La Costituzione statunitense, che fu firmata nella State House di Filadolfra nel maggio del 1787, comincia con queste parole: «We, the People of the United States».Avete capito la differenza: la prima è un patto tra stati sovrani, la seconda è il prato di un popolo sovrano. La prima è «octroyée», la seconda è «established». La prima è un Trattato internazionale, la seconda è una Costituzione. Niente di male, anche se sarà bene ricordarcene, durante l'orgia di retorica che ci aspetta Ma la ragione per cui lo segnaliamo non ha a che fare col solito dibattito sul federalismo mancato. Ha a che fare con la singolare coincidenza che la storia ci ha messo davanti. Ventiquattr’ore prima che i venticinque capi di stato confluiscano a Roma per santificare l'unità dell'Unione, il parlamento dell'Unione si dividerà come mai era accaduto prima su una questione di valori, e c'è addirittura la remota possibilità (remota, perché Strasburgo è terra di compromessi e cucina pesante) che bocci il governo appena nominato, aprendo una crisi istituzionale senza precedenti. Il che accresce un sospetto che covavamo da tempo: ad onta del gran parlare sui valori che uniscono gli europei, forse l'Europa non è affatto unita da valori comuni, e per questo non dispone dello stesso cemento identitario che spinse le colonie americane a «formare una più perfetta Unione», senza bisogno di citare scontate radici cristiane.Nel 1957, quando in Campidoglio si firmò l'altro Trattato di Roma, le affermazioni di Buttiglone sul ruolo delle donne e i peccati dei gay sarebbero state pacificamente sottoscritte da tutti e sei i capi di stato convenuti nella Città Eterna. Il cemento ideale di quella Comunità era la fede cristiana, il senso di colpa per il totalitarismo nazista, il rifiuto del totalitarismo comunista, appena visto all'opera in Ungheria. La «Patarina», la campana del Campidoglio che rintoccò alla firma, fu ribattezzata dai giornali la «Papalina», come ci informa Filippo Ceccarelli e nessuno protestò. Il cancelliere tedesco era il demacristiano Adenauer, non l'ateo Schroeder.ll presidente del Consiglio italiano era l'austero Segni, non il gaudente Berlusconi. Il pensiero liberale, ancora sotto lo choc della terrificante sconfitta subita ad opera dei totalitarismi, si accucciava sotto le ali della grande tradizione cristiana e stringeva un patto con lei. Si malagodizzava in tutta Europa, e consegnava l'egemonia all'unico movimento di massa con cui potesse scendere a patti, perché democratico.Non a caso, fu solo la fine dell'ultimo totalitarismo a ridestare il sogno di un'Europa liberale unita La caduta del Muro produsse Maastricth, e riaprì la via dell'«Unione sempre più stretta». I valori liberali, la società di mercato, l'individualismo temperato, si sentirono finalmente in grado di riunificare davvero gli europei Nessun nemico era più alle porte, il successo era a portata di mano. Poi arrivò, con l'11 settembre, il nuovo impero del Male, e per i liberali si riprodusse d'incanto l'incubo del nazismo e del comunismo. Persero la loro già fragile fiducia in se stessi Si accorsero all'improvviso che i loro ideali che credevano comuni e vincenti, non unificavano un bel niente Perché gli inglesi andavano a morire in Iraq e gli spagnoli se ne ritiravano? Perché l'Olanda legiferava la dolce morte e l'Italia vietava la ricerca scientifica di una dolce vita?Perché la Francia voleva tenere la Turchia fuori e Hamas dentro? Quali sono questi valori condivisi che unirebbero l'Europa, a parte la tv e il calcio (anche sulla Coca Cola, di recente, abbiamo cominciato a dividerci)?Questa perdita di fiducia nelle sorti magnifiche e progressive dell'Europa liberale è stata descritta con inusuale onestà nella lettera di Gaetano Quagliartello che abbiano pubblicato giovedì. Lì, in difesa di Buttiglione si diceva qualcosa in più del solito manina sulla tolleranza, si usava un argomento politico. I liberali non devono proteggere il cattolicesimo integrale solo perché di solito difendono le minoranze devono proteggerlo perché gli serve ll cattolicesimo integrale «è in gradoo di restituire all'Europa quella forza di tenuta che l'edonismo indotto dal mercato non è in grado dl produrre». Cioè quella tenuta morale che i valori liberali non sono riusciti a darle. Come testimonianza di un fallimento, non potrebbe essere più esplicita. Ancora una volta, come ogni volta che è in guerra col totalitarismo, il liberale sente di non: farcela, e deve acconciarsi a una posizione ancillare Ecco perché l'Europa che nasce venerdì in Campidoglio è debole, divisa, e non può usare le parole della Costituzione americana IL RIFORMISTA, 25.10.2004,.p. 1

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    Fra Buttiglione e la Costituzione

    La Costituzione europea che verrà firmata venerdì in Campidoglio comincia con queste parole «Sua Maestà il Re dei belgi, il presidente della Repubblica Ceca, Sua Maestà la Regina di Danimarca… », e conclude il lungo elenco dei venticinque autori con «Sua Maestà la Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord». La Costituzione statunitense, che fu firmata nella State House di Filadolfra nel maggio del 1787, comincia con queste parole: «We, the People of the United States».Avete capito la differenza: la prima è un patto tra stati sovrani, la seconda è il prato di un popolo sovrano. La prima è «octroyée», la seconda è «established». La prima è un Trattato internazionale, la seconda è una Costituzione. Niente di male, anche se sarà bene ricordarcene, durante l'orgia di retorica che ci aspetta Ma la ragione per cui lo segnaliamo non ha a che fare col solito dibattito sul federalismo mancato. Ha a che fare con la singolare coincidenza che la storia ci ha messo davanti. Ventiquattr’ore prima che i venticinque capi di stato confluiscano a Roma per santificare l'unità dell'Unione, il parlamento dell'Unione si dividerà come mai era accaduto prima su una questione di valori, e c'è addirittura la remota possibilità (remota, perché Strasburgo è terra di compromessi e cucina pesante) che bocci il governo appena nominato, aprendo una crisi istituzionale senza precedenti. Il che accresce un sospetto che covavamo da tempo: ad onta del gran parlare sui valori che uniscono gli europei, forse l'Europa non è affatto unita da valori comuni, e per questo non dispone dello stesso cemento identitario che spinse le colonie americane a «formare una più perfetta Unione», senza bisogno di citare scontate radici cristiane.Nel 1957, quando in Campidoglio si firmò l'altro Trattato di Roma, le affermazioni di Buttiglone sul ruolo delle donne e i peccati dei gay sarebbero state pacificamente sottoscritte da tutti e sei i capi di stato convenuti nella Città Eterna. Il cemento ideale di quella Comunità era la fede cristiana, il senso di colpa per il totalitarismo nazista, il rifiuto del totalitarismo comunista, appena visto all'opera in Ungheria. La «Patarina», la campana del Campidoglio che rintoccò alla firma, fu ribattezzata dai giornali la «Papalina», come ci informa Filippo Ceccarelli e nessuno protestò. Il cancelliere tedesco era il demacristiano Adenauer, non l'ateo Schroeder.ll presidente del Consiglio italiano era l'austero Segni, non il gaudente Berlusconi. Il pensiero liberale, ancora sotto lo choc della terrificante sconfitta subita ad opera dei totalitarismi, si accucciava sotto le ali della grande tradizione cristiana e stringeva un patto con lei. Si malagodizzava in tutta Europa, e consegnava l'egemonia all'unico movimento di massa con cui potesse scendere a patti, perché democratico.Non a caso, fu solo la fine dell'ultimo totalitarismo a ridestare il sogno di un'Europa liberale unita La caduta del Muro produsse Maastricth, e riaprì la via dell'«Unione sempre più stretta». I valori liberali, la società di mercato, l'individualismo temperato, si sentirono finalmente in grado di riunificare davvero gli europei Nessun nemico era più alle porte, il successo era a portata di mano. Poi arrivò, con l'11 settembre, il nuovo impero del Male, e per i liberali si riprodusse d'incanto l'incubo del nazismo e del comunismo. Persero la loro già fragile fiducia in se stessi Si accorsero all'improvviso che i loro ideali che credevano comuni e vincenti, non unificavano un bel niente Perché gli inglesi andavano a morire in Iraq e gli spagnoli se ne ritiravano? Perché l'Olanda legiferava la dolce morte e l'Italia vietava la ricerca scientifica di una dolce vita?Perché la Francia voleva tenere la Turchia fuori e Hamas dentro? Quali sono questi valori condivisi che unirebbero l'Europa, a parte la tv e il calcio (anche sulla Coca Cola, di recente, abbiamo cominciato a dividerci)?Questa perdita di fiducia nelle sorti magnifiche e progressive dell'Europa liberale è stata descritta con inusuale onestà nella lettera di Gaetano Quagliartello che abbiano pubblicato giovedì. Lì, in difesa di Buttiglione si diceva qualcosa in più del solito manina sulla tolleranza, si usava un argomento politico. I liberali non devono proteggere il cattolicesimo integrale solo perché di solito difendono le minoranze devono proteggerlo perché gli serve ll cattolicesimo integrale «è in gradoo di restituire all'Europa quella forza di tenuta che l'edonismo indotto dal mercato non è in grado dl produrre». Cioè quella tenuta morale che i valori liberali non sono riusciti a darle. Come testimonianza di un fallimento, non potrebbe essere più esplicita. Ancora una volta, come ogni volta che è in guerra col totalitarismo, il liberale sente di non: farcela, e deve acconciarsi a una posizione ancillare Ecco perché l'Europa che nasce venerdì in Campidoglio è debole, divisa, e non può usare le parole della Costituzione americana IL RIFORMISTA, 25.10.2004,.p. 1

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