Estradizione di Assange: serve una sentenza Cedu coraggiosa

L'arresto forzato del fondatore di WikiLeaks Julian Assange a Londra nell'aprile del 2019

Intervista. Enzo Cannizzaro Docente alla Sapienza

Enzo Cannizzaro, ordinario di diritto internazionale e dell’Unione europea alla “Sapienza” di Roma, non ha dubbi: “Julian Assange ha esercitato il proprio diritto fondamentale alla libertà di manifestazione del pensiero. Alcuni dei file pubblicati non hanno nulla a che vedere con la sicurezza nazionale”. Ma contro la decisione del governo di Boris Johnson di estradare il co-fondatore di Wikileaks verso gli Stati Uniti, i margini sono stretti: “Bisogna attendere l’esito dei ricorsi contro tale decisione e l’esito del probabile ricorso alla Corte Europea dei diritti umani (Cedu)”.

Professor Cannizzaro, cosa può fare Assange contro la decisione inglese?
Può presentare ricorso presso i giudici del Regno Unito e, se essi dovessero avere esito negativo, potrà far ricorso presso la Cedu. Qualora ciò accadesse, occorrerà chiedere alla Corte una misura cautelare al fine di evitare che, nel frattempo, Assange venga estradato negli Stati Uniti.

Quanta plausibilità hanno i ricorsi di essere accolti?
Sul piano del diritto inglese è difficile prevedere: oltre al diritto inglese, i giudici potrebbero anche applicare la Convenzione europea dei diritti dell`uomo, o, meglio, lo Human rights act, e cioè la legge che ha dato esecuzione alla Convenzione nell’ordinamento britannico. Per quanto riguarda invece la Corte europea la questione è complessa. Io ritengo che la condanna e la detenzione di Assange violino non solo la Convenzione europea la quale, all’articolo 10, prevede il diritto di esprimere il proprio pensiero, ma anche il Patto delle Nazioni Unite del 1966 sui diritti civili e politici, che tutela il medesimo diritto. Tale diritto ricomprende senz’altro anche il diritto di divulgarlo attraverso la rete internet, come ha fatto Assange. Questo diritto può essere limitato per motivi di sicurezza nazionale, ma tali limiti devono essere necessari e rispettare gli standard propri di un regime democratico. Molti dei documenti resi pubblici da Assange non soddisfano questo standard e, anzi, evidenziano violazioni dei diritti fondamentali da parte degli Stati Uniti.

La Convenzione europea non si applica agli Stati Uniti. Come si supera questo ostacolo?
Qui c’è un importante problema giuridico. Se un individuo è stato condannato in un Paese non parte della Convenzione europea per aver esercitato i propri diritti convenzionali, questo individuo può invocare la Convenzione europea come motivo per opporsi all’estradizione?
La giurisprudenza della Corte europea vieta a uno Stato parte della Convenzione di estradare un individuo verso uno Stato nel quale tale individuo sarebbe messo a morte o subirebbe trattamenti inumani o degradanti (articolo 3 della Convenzione). Tuttavia la Cedu non ha mai indicato l’obbligo di non estradare un individuo verso uno Stato nel quale egli sia stato condannato per aver esercitato altri diritti convenzionali. Sotto un altro profilo, Assange potrebbe invocare il carattere politico del reato per il quale è stato condannato. Infatti, pressoché tutte le convenzioni vietano l’estradizione per reati politici. Ma su cosa sia un reato politici ci sono discussioni interminabili. È possibile che il reato imputato ad Assange abbia questa natura, ma dovranno giudicarlo i giudici inglesi.

A pochi giorni dalle elezioni legislative in Francia, Jean-Luc Mélenchon ha dichiarato che qualora fosse diventato primo ministro avrebbe dato la “naturalizzazione francese” ad Assange. Tutto questo se e come incide sull’estradizione? Potrebbe richiederlo anche l’Italia?
Qualsiasi Stato può concedere la cittadinanza ad Assange. È un gesto di carattere politico, il quale, però, non inciderebbe sul profilo dell’estradizione.

E cosa può fare l’Italia?
Come altri Stati, potrebbe fare pressioni politiche sul Regno Unito motivandole sulla base della violazione dei diritti fondamentali di Assange, alle quali il Regno Unito contribuirebbe con l’estradizione.

Non c`è un particolare interesse da parte della politica.
Temo di no. I governi tengono molto di più alle relazioni bilaterali con altri governi, che alla tutela dei diritti fondamentali. In conclusione sembra difficile contrastare la decisione del Regno Unito. Ci vorrebbe un giudice inglese coraggioso e una Corte europea altrettanto coraggiosa. La Cedu dovrebbe adottare una sentenza innovativa.

Quanto è preoccupante la vicenda Assange per il mondo dell’informazione?
È molto inquietante. Qui vediamo lo Stato che difende il proprio apparato interno, i propri segreti. Non ci sarà mai piena democrazia finché resterà viva l’idea che si può violare il diritto per fini superiori.

Valeria Pacelli | Il Fatto Quotidiano | 22.6.2022

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