Segnalo alcuni articoli sull’ultimo rapporto del British Council in materia di lingue. Si prevede che entro il 2015 metà della popolazione della terra parlerà inglese. Successivamente, vi sarà un arretramento, dovuto al fatto che l’inglese sarà già stato appreso e comunque sarà insegnato nelle primarie facendo così diminuire il numero degli studenti adulti. Si proporrà l’esigenza dell’apprendimento delle altre lingue, e questo sarà di svantaggio ai paesi anglofoni se resteranno monolingui. Non solo, ma chi imparerà solo l’inglese come lingua straniera, vedrà erodere il suo margine di vantaggio perché la conoscenza dell’inglese si va banalizzando (cioè diventa come l’aritmetica). Il rapporto va preso con cautela perché questo tipo di annunci sono un classico esempio di “profezia che si auto-avvera”, nel senso che se tutti si convincono della bontà di queste previsioni, faranno di tutto per adattarsi ad esse e facendo così le realizzeranno. Il rapporto infine paventa violente reazioni al dominio dell’inglese come riaffermazione dell’identità nazionale.
Le tendenze ad ogni modo, sembrano chiare: consolidamento dell’inglese come competenza di base, aumento della necessità di studiare più lingue e aumento della conflittualità fra lingue. I sistemi di istruzione quindi devono accogliere la sfida proponendo un’offerta più variegata di lingue straniere. Quanto alle prospettive per l’esperanto, potrebbe essere promosso per svolgere un ruolo di “lingua ponte†in quei contesti dove la conflittualità fra lingue è particolarmente forte e il dominio dell’inglese politicamente inaccettabile.
http://news.bbc.co.uk/1/hi/education/4080401.stm
http://www.tes.co.uk/2055417
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2004/12_Dicembre/09/inglese.shtml
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