Il terrorismo umanitario e antieuropeo di Robin Gunningham in arte Banksy
Questo articolo scritto per Artslife.com a settembre 2020, insieme ad una mia intervista a Guido Ceronetti nell’anniversario della morte, è stato rifiutato dalla testata, con al quale ho quindi smesso di collaborare.
Ho già dedicato a Banksy un articolo “Il Brexiter Banksy e Colonia Italia in tempo di Coronavirus – Bank Sì”, partendo dalla notizia, subito amplificata dai media di Regime occidentale ed antieuropeo (anche i nostri media ne sono i prezzolati locutori), del suo disegno regalato all’ospedale inglese di Southampton.
Ora però, che agli ospedali inglesi Robin Gunningham (come ha scoperto dal 12 luglio 2008 The Mail on Sunday ) maritato Joy Millward, regali disegni e non gli porti i clandestini eventualmente bisognosi di cure che salva con la sua velocissima (lo scrive lui stesso) nave francese di trenta metri, la MV Louise Michel, beh comincia a preoccupare per il carattere della sua azione pubblicitaria sempre più violenta ed antieuropea.
Tant’è vero che, di queste azioni, non ne compie alcuna negli Stati Uniti dove la questione ha origine, e sostanziale irrisoluzione dai tempi del commercio degli schiavi. Commercio condotto da navi negriere inglesi, e che portava al Governo britannico fino al 70% del reddito totale del Paese: perfino la Bank of England fu fondata con quel danaro macchiato di sangue: il 25% dei neri deportati moriva nel viaggio tra sofferenze disumane e atroci, con prigionieri ammassati l’uno sull’altro tra urina, feci e vomito. Ernest Jones in relazione al fatto che sull’Impero britannico non calava mai il sole aggiunse “ma il sangue giammai si asciuga”, James Houston, che lavorava per una ditta inglese di mercanti di schiavi nel XVIII secolo, scrisse: “Che commercio glorioso e vantaggioso è questo… È il cardine su cui si muove tutto il commercio di questo globo”. Sulla congiura del silenzio collettivo imposto dal Capitale finanziario anglo-americano con il controllo dei media prezzolati, vale sicuramente la pena di leggere “Il libro nero dell’Impero britannico” di John Newsinger: altro che stato liberale che si sarebbe incaricato di diffondere libertà e tolleranza! Dalla tratta degli schiavi nelle Indie Occidentali alle guerre dell’oppio in Cina, dalla carestia nel Bengala alla sanguinosa soppressione dei moti nazionali in Kenya e Malesia, il noto studioso dimostra che la storia è ben diversa da quella che ci hanno raccontato finora.
Che la “pittura” di Banksy sia epigona, per non dire “pari-pari” copiata, persino negli “iconici” topi, da un fumettista francese Xavier Prou, classe 1951, in arte Blek le rat è risaputo, anche se non da molti. Che non ci mettesse “la faccia”, come si suol dire, nelle sue “azioni”, era già indicativo del fatto che non eravamo certo di fronte ad un nonviolento.
Ma che, ora, l’inglese arrivi ad ingrossare il terrorismo umanitario anti-europeo, lanciandoci persone anziché molotov, e cercando d’addebitare all’Europa il razzismo WASP statunitense, mi appare una porcheria ed un salto di livello anti Unione Europea e pro Global Britain grave. Guarda caso in un momento in cui le negoziazioni tra Regno Unito e UE sono in una fase sempre più critica e i 67 milioni di Britannici hanno dato l’altro ieri, attraverso Boris Johnson, i 38 giorni (un mese in più di quelli che normalmente si danno alla cameriera) al quasi mezzo miliardo di noi Europei per chiudere i negoziati della Brexit alle loro condizioni.
Quello che mi chiedo, vedendo i meno di 60 secondi del video pubblicitario del 29 agosto, è:
- Perché un inglese compra una nave francese velocissima (così scrive) e produce un video antieuropeo sui clandestini, là dove Gibilterra, inglese, è a 14 chilometri dal continente africano, e potendo fare subito entrare queste persone nella Global Britain, con tanto di ospedali inglesi – come quelli ai quali regala i suoi disegni –, non lo fa?
- Perché ritaglia una foto di un gendarme che di tutto sa: dal cappello, al manganello sulla scrivania (particolari nascosti nel ritaglio usato da Banksy nel video), all’hamburger in mano… Tranne che di un gendarme europeo quanto, piuttosto, di NYC?
- Perché vuole portarli nell’Ue e non nella sua patria inglese? Là dove sa benissimo che la maggior parte di quei migranti clandestini – che però Priti Sushil Patel Segretario di Stato per gli affari interni del Regno Unito chiama solo “clandestini” -, se sa una qualche lingua straniera, quella è proprio l’inglese? Mentre nell’Ue con la Brexit l’inglese non è nemmeno più lingua comunitaria.
- Perché ciò accade proprio quando il Segretario di Stato per gli affari interni del Regno Unito ad aver convocato ai primi di agosto, Dan O’Mahoney – ex ufficiale dei Royal Marines, veterano del Kosovo e dell’Iraq -, conferendogli la carica di «Comandante per la Minaccia dei Clandestini nel Canale» ordinandogli di rendere «impraticabile» la rotta della Manica? Non nello Stretto di Gibilterra!
Le risposte, persino intuitive, le lascio nella tua testa, caro lettore.
Di fatto però, mentre prima abbiamo avuto gli inglesi che commerciavano in schiavi neri PER gli Stati Uniti – ora abbiamo un inglese, che vive il ridicolo planetario di una Regina che fa anche il Papa [il capo della chiesa Anglicana è la Regina. N.d.A.], e trasporta neri CONTRO l’Unione europea, a scopo pubblicitario e d’investimento sulla nuova Ditta. Del resto un altro modo di vincere giocando sporco qual è? Indebolire il concorrente! E questo oggi è l’Europa per la Gran Bretagna: la concorrente anzitutto economica e monetaria (il processo in atto della “dedollarizzazione” del mondo non favorisce certo la Sterlina bensì l’Euro).
E però, però:
1) A fine ‘800 il totale degli schiavi neri trasportati dalle navi inglesi era di 38 mila contro le 36 mila unità di tutti gli altri paesi europei insieme:
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- 20.000, francesi;
- 4.000, olandesi;
- 10.000, portoghesi;
- 2000, danesi.
2) Bristol, la città natale di Banksy, era uno dei porti principali dai quali partivano le navi negriere. Come venivano appositamente “stoccati” i neri potete vederlo alla voce “Bristol slave trade” della Wikipedia inglese. Qui di seguito l’esatta collocazione degli schiavi proprio nella Brookes dopo lo Slave Trade Act del 1788.
3) Nella loro storia i Britannici hanno invaso, combattuto conflitti o esercitato un controllo in 171 Paesi su 193 stati membri delle Nazioni Unite, il 90 per cento dei Paesi della terra. Leggasi All the Countries We’ve Ever Invaded di Stuart Laycock.
4) Il britannico Churchill nel 1943, ad Harvard (in accordo con Roosevelt), annuncia i nuovi piani di conquista e sfruttamento. Piani non più basati sul commercio dei neri o l’oppressione degli altri popoli con la necessaria occupazione armata dei loro territori, bensì quelli dei nuovi Imperi, quelli della Mente che, travalicando razze, religioni, confini, sessi, si affermavano attraverso il dominio su tutti della lingua inglese.
- Procurando bottini di gran lunga superiori a quelli dei vecchi Imperi ottenuti conquistando territori e sfruttando altri popoli [Ho affrontato la questione di quanto e cosa ci costa l’occupazione linguistica inglese, in un mio progetto cofinanziato dall’Ue nel 1996, con la direzione del Nobel per l’Economia Selten,
I costi della non-comunicazione linguistica europea, probabilmente il primo testo di Economia linguistica in Europa. N.d.A.], soprattutto, permettendo agli inglesi di sentirsi ovunque nel mondo come a casa propria. 0909Cioè, anche a casa tua oggi!
Giorgio Kadmo Pagano | 9.09.2020
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