Disco di frontiera

Cantautori

Il musicista comasco presenta «Pica!»: «Un disco di frontiera con influenze andine, country e blues»

Van De Sfroos «tradisce» in italiano

«Lascio il dialetto per tre canzoni, senza vergogna. Sanremo? Lontano»

di Andrea Laffranchi

«Il dialetto non si tradisce certo con l’italiano». Parola di Davide Van De Sfroos. Tre delle quindici canzoni di «Pica!», il nuovo album del cantautore lumbard in uscita l’8 febbraio, sono in italiano. Ma lui non vuole sentire parlare di infedeltà al suo dialetto, quello del lago di Como. Non solo perché il titolo (in laghèe significa picchia ed è l’invocazione dei minatori della Valtellina che ispirano una canzone), il resto del disco e i ritornelli dei tre brani restano nella tradizione. «Non è una vergogna usare le lingue che parlo. Il tradimento ci sarebbe stato se avessi scritto dei testi in inglese», spiega Van De Sfroos, all’anagrafe Bernasconi. Il percorso artistico di Davide, del resto, aveva già incrociato la lingua nazionale. Con la raccolta di racconti Le parole sognate dai pesci (2003) e il romanzo Il mio nome è Herbert Fanucci (2005). E Davide pare aver fatto tesoro dell’esperienza letteraria. «Non ci avevo pensato, ma forse è stato proprio quello a darmi sicurezza – analizza -. Il mio metodo di lavoro è questo: annoto e scrivo i pensieri su dei libretti che porto con me come se fossero una macchina fotografica e, quando torno a casa, li elaboro, come se sviluppassi le pellicole. Questa volta mi sono lasciato andare a cose pensate e scritte in italiano». Ecco cosa c’è dietro quelle tre «divagazioni». «Loena de picch» (Luna di picche) «era una poesia nata in italiano», «Il minatore di Frontale», invece, «è dedicata a tutti i minatori del nostro Paese» e «L’Alain Delon de Lenn» (Lenno, paesino del Lario) «è un personaggio che parla in prima persona è uno che vuole fare il raffinato e per questo non usa il dialetto». Non sarà un «trucco» per poter partecipare al Festival di Sanremo? «No no no», risponde ridacchiando. E aggiunge: «Le mie canzoni sono poco sanremesi e poco sanremabili. La scelta è solo ed esclusivamente un gesto d’amore verso la nostra lingua. Musicalmente invece “Pica!” è poco italiano: è un disco di frontiera con influenze andine, cajun, country e blues. Del resto vivo in un mondo che è come un western crepuscolare alla Peckinpah o alla Sergio Leone». Oltre al salto linguistico c’è un altro salto. Di carriera. Il 19 aprile Davide suonerà al Forum di Milano-Assago (biglietti a 18 euro su www.ticketweb.it). Una location da 12 mila posti. Numeri mai raggiunti prima da Van De Sfroos e, napoletani esclusi, da nessun altro cantautore dialettale. «È una grande avventura che mi coinvolge emotivamente. Mi piace l’idea di creare un evento in contemporanea per tutti quelli che in questi anni si sono affezionati al mio lavoro. È come un mega raduno nel quale vorrei abbattere le barriere di spazio e tempo». Quello del Forum è un palco internazionale sul quale hanno suonato tutti i grandi. Come Bruce Springsteen, uno che il cantautore folk cita spesso come modello. «Mi sento come ad andare sull’isola Comacina e pensare che di lì ci è passato anche il Barbarossa. Avvertirò il peso di ombre e orme importanti. Sono fiero di mettere i piedi dove li ha messi il Boss». Nei dischi precedenti il lago di Como, ma non quello glamour di Clooney, era il protagonista assoluto. Con le sue storie e i suoi personaggi. Qui il campo visivo si allarga. «New Orleans» canta il disastro dell’uragano Katrina. «Sono stato lì a suonare al French Quarter Festival un anno dopo. Ho conosciuto alcuni abitanti e sullo sfondo del disastro ho scritto una canzone d’amore che però lascia una speranza di ricostruzione». «Il cavaliere senza morte» che parla di spade, Terra Santa e carrarmati. «Parla di un uomo che attraversa i secoli, vede che le epoche cambiano, ma resta invariata la lotta. Una volta c’erano le spade, oggi i carrarmati. E il finale metal serve a sottolineare che il progresso amplifica le cose positive, ama anche quelle negative come i conflitti».

(Dal Corriere della Sera, 19/12/2007).

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