“QUESTA È LA STORIA DELLA MIA DISTRUZIONE. DI COME UN UOMO, UNO SOLTANTO, MI abbia strappato ai miei affetti, alla mia vita e portato alla rovina, in balìa del disordine e della malattia che offusca la mente”. Si apre con queste parole la strana storia di Felix Bellamy.
Neodirettore del servizio di interpretazione di un importante organismo internazionale, Bellamy è un uomo decisamente ordinario, forse un po’ noioso, un tantino misoneista, convinto che “le lingue sono come lo spazzolino da denti: ognuno dovrebbe mettersi in bocca soltanto il proprio”.
A sconvolgere la routine e le convinzioni di Bellamy arriva l’interprete (interpreter, interprète, Dolmetscher o interpretisto, a seconda di quale lingua preferiate).
Come probabilmente sapete, dopo quel pasticciaccio della Torre di Babele, l’umanità è condannata a parlare lingue diverse. L’interprete rivendica però di essere sul punto di scoprire la lingua universale e, durante le simultanee di importanti conferenze, si lascia andare a incomprensibili versi che nemmeno lui riesce a controllare. Naturalmente, l’interprete viene sollevato dai propri incarichi, ma subito dopo anche Bellamy è colpito a sorpresa dal medesimo disturbo.
Bellamy si fa dunque ricoverare nella clinica del sospetto Dott. Barnung, esperto nella cura dei problemi linguistici. Da qui scappa per lanciarsi alla ricerca dell’interprete, nel tentativo di svelare i numerosi misteri che pagina dopo pagina si affollano nella vita del compassato dirigente.
Accusato ingiustamente di omicidio, fuggitivo e inseguitore al contempo, Bellamy vivrà in giro per l’Europa una serie di avventure picaresche. Queste lo porteranno a incontrare individui sempre più bizzarri, fino a svelare nel finale il mistero delle lingue.
L’interprete è un thriller sui generis, un noir linguistico ricco di colpi di scena e riflessioni affascinanti, dove la melanconia si confonde con l’ironia come in un quadro impressionista.
Diego Marani lavora come traduttore principale presso il Consiglio dei Ministri della UE. Qualche anno fa ha lui stesso creato una lingua artificiale di nome Europanto e si era già occupato di queste tematiche in Nuova grammatica finlandese, Premio Grinzane Cavour nel 2000.
Ottimo (fine, excellent, gut o bonega, a seconda di quale lingua preferiate).
Diego Marani, L’interprete, Bompiani, pp. 240, Euro 14.50
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Neodirettore del servizio di interpretazione di un importante organismo internazionale, Bellamy è un uomo decisamente ordinario, forse un po’ noioso, un tantino misoneista, convinto che “le lingue sono come lo spazzolino da denti: ognuno dovrebbe mettersi in bocca soltanto il proprio”.
A sconvolgere la routine e le convinzioni di Bellamy arriva l’interprete (interpreter, interprète, Dolmetscher o interpretisto, a seconda di quale lingua preferiate).
Come probabilmente sapete, dopo quel pasticciaccio della Torre di Babele, l’umanità è condannata a parlare lingue diverse. L’interprete rivendica però di essere sul punto di scoprire la lingua universale e, durante le simultanee di importanti conferenze, si lascia andare a incomprensibili versi che nemmeno lui riesce a controllare. Naturalmente, l’interprete viene sollevato dai propri incarichi, ma subito dopo anche Bellamy è colpito a sorpresa dal medesimo disturbo.
Bellamy si fa dunque ricoverare nella clinica del sospetto Dott. Barnung, esperto nella cura dei problemi linguistici. Da qui scappa per lanciarsi alla ricerca dell’interprete, nel tentativo di svelare i numerosi misteri che pagina dopo pagina si affollano nella vita del compassato dirigente.
Accusato ingiustamente di omicidio, fuggitivo e inseguitore al contempo, Bellamy vivrà in giro per l’Europa una serie di avventure picaresche. Queste lo porteranno a incontrare individui sempre più bizzarri, fino a svelare nel finale il mistero delle lingue.
L’interprete è un thriller sui generis, un noir linguistico ricco di colpi di scena e riflessioni affascinanti, dove la melanconia si confonde con l’ironia come in un quadro impressionista.
Diego Marani lavora come traduttore principale presso il Consiglio dei Ministri della UE. Qualche anno fa ha lui stesso creato una lingua artificiale di nome Europanto e si era già occupato di queste tematiche in Nuova grammatica finlandese, Premio Grinzane Cavour nel 2000.
Ottimo (fine, excellent, gut o bonega, a seconda di quale lingua preferiate).
Diego Marani, L’interprete, Bompiani, pp. 240, Euro 14.50