Dante

«TuttoDante» al Theatre Royal

Benigni a Londra reinventa l’inglese

di Paola De Carolis

«Credevo di essere il primo italiano a fare un one-man show a Londra, e invece no, mi ha preceduto Silvio Berlusconi». E’ cominciato con una battuta sulla prestazione del premier al G20 il debutto londinese di Roberto Benigni, che ha presentato il suo TuttoDante in inglese. Una situazione di per sé comica – ha sottolineato lui – paragonabile a un «Mr. Bean che a Roma parla di John Milton. In italiano». Pochi i posti vuoti al Theatre Royal di Drury Lane, nonostante i prezzi relativamente alti dei biglietti (da 45 a 90 sterline). Prevalentemente italiano il pubblico, che – come hanno sottolineato alcuni critici – ha contribuito con la sua rumorosa partecipazione a creare un’atmosfera più da stadio che da West End. Non mancavano comunque gli inglesi, grazie soprattutto al cambio di lingua annunciato poche settimane prima. Per Benigni si è trattato di due ore di ginnastica verbale – «Per chi non lo avesse capito, sto già parlando inglese», ha precisato; anche con termini inventati («discombolotated»), consegnati al pubblico con spirito e tempismo. Dopo gag e prese in giro – Benigni non ha risparmiato la politica interna britannica, ricordando il ministro nei guai per aver fatto pagare ai contribuenti due film porno – il momento clou, la recitazione del quinto canto dell’Inferno. Pochi minuti di poesia che hanno raccolto il pubblico in un silenzio di assorta ammirazione, sfociato poi in applausi e richieste di bis. «E’ stato come ascoltare una musica sublime», ha concluso conquistato il critico del Daily Telegraph.

(Dal Corriere della Sera, 7/4/2009).

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3 commenti

  • «TuttoDante» al Theatre Royal

    Benigni a Londra reinventa l’inglese

    di Paola De Carolis

    «Credevo di essere il primo italiano a fare un one-man show a Londra, e invece no, mi ha preceduto Silvio Berlusconi». E’ cominciato con una battuta sulla prestazione del premier al G20 il debutto londinese di Roberto Benigni, che ha presentato il suo TuttoDante in inglese. Una situazione di per sé comica – ha sottolineato lui – paragonabile a un «Mr. Bean che a Roma parla di John Milton. In italiano». Pochi i posti vuoti al Theatre Royal di Drury Lane, nonostante i prezzi relativamente alti dei biglietti (da 45 a 90 sterline). Prevalentemente italiano il pubblico, che – come hanno sottolineato alcuni critici – ha contribuito con la sua rumorosa partecipazione a creare un’atmosfera più da stadio che da West End. Non mancavano comunque gli inglesi, grazie soprattutto al cambio di lingua annunciato poche settimane prima. Per Benigni si è trattato di due ore di ginnastica verbale – «Per chi non lo avesse capito, sto già parlando inglese», ha precisato; anche con termini inventati («discombolotated»), consegnati al pubblico con spirito e tempismo. Dopo gag e prese in giro – Benigni non ha risparmiato la politica interna britannica, ricordando il ministro nei guai per aver fatto pagare ai contribuenti due film porno – il momento clou, la recitazione del quinto canto dell’Inferno. Pochi minuti di poesia che hanno raccolto il pubblico in un silenzio di assorta ammirazione, sfociato poi in applausi e richieste di bis. «E’ stato come ascoltare una musica sublime», ha concluso conquistato il critico del Daily Telegraph.

    (Dal Corriere della Sera, 7/4/2009).

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    Benigni a Londra reinventa l’inglese

    di Paola De Carolis

    «Credevo di essere il primo italiano a fare un one-man show a Londra, e invece no, mi ha preceduto Silvio Berlusconi». E’ cominciato con una battuta sulla prestazione del premier al G20 il debutto londinese di Roberto Benigni, che ha presentato il suo TuttoDante in inglese. Una situazione di per sé comica – ha sottolineato lui – paragonabile a un «Mr. Bean che a Roma parla di John Milton. In italiano». Pochi i posti vuoti al Theatre Royal di Drury Lane, nonostante i prezzi relativamente alti dei biglietti (da 45 a 90 sterline). Prevalentemente italiano il pubblico, che – come hanno sottolineato alcuni critici – ha contribuito con la sua rumorosa partecipazione a creare un’atmosfera più da stadio che da West End. Non mancavano comunque gli inglesi, grazie soprattutto al cambio di lingua annunciato poche settimane prima. Per Benigni si è trattato di due ore di ginnastica verbale – «Per chi non lo avesse capito, sto già parlando inglese», ha precisato; anche con termini inventati («discombolotated»), consegnati al pubblico con spirito e tempismo. Dopo gag e prese in giro – Benigni non ha risparmiato la politica interna britannica, ricordando il ministro nei guai per aver fatto pagare ai contribuenti due film porno – il momento clou, la recitazione del quinto canto dell’Inferno. Pochi minuti di poesia che hanno raccolto il pubblico in un silenzio di assorta ammirazione, sfociato poi in applausi e richieste di bis. «E’ stato come ascoltare una musica sublime», ha concluso conquistato il critico del Daily Telegraph.

    (Dal Corriere della Sera, 7/4/2009).

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  • «TuttoDante» al Theatre Royal

    Benigni a Londra reinventa l’inglese

    di Paola De Carolis

    «Credevo di essere il primo italiano a fare un one-man show a Londra, e invece no, mi ha preceduto Silvio Berlusconi». E’ cominciato con una battuta sulla prestazione del premier al G20 il debutto londinese di Roberto Benigni, che ha presentato il suo TuttoDante in inglese. Una situazione di per sé comica – ha sottolineato lui – paragonabile a un «Mr. Bean che a Roma parla di John Milton. In italiano». Pochi i posti vuoti al Theatre Royal di Drury Lane, nonostante i prezzi relativamente alti dei biglietti (da 45 a 90 sterline). Prevalentemente italiano il pubblico, che – come hanno sottolineato alcuni critici – ha contribuito con la sua rumorosa partecipazione a creare un’atmosfera più da stadio che da West End. Non mancavano comunque gli inglesi, grazie soprattutto al cambio di lingua annunciato poche settimane prima. Per Benigni si è trattato di due ore di ginnastica verbale – «Per chi non lo avesse capito, sto già parlando inglese», ha precisato; anche con termini inventati («discombolotated»), consegnati al pubblico con spirito e tempismo. Dopo gag e prese in giro – Benigni non ha risparmiato la politica interna britannica, ricordando il ministro nei guai per aver fatto pagare ai contribuenti due film porno – il momento clou, la recitazione del quinto canto dell’Inferno. Pochi minuti di poesia che hanno raccolto il pubblico in un silenzio di assorta ammirazione, sfociato poi in applausi e richieste di bis. «E’ stato come ascoltare una musica sublime», ha concluso conquistato il critico del Daily Telegraph.

    (Dal Corriere della Sera, 7/4/2009).

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