IL PROGETTO EUROPEISTA COME UNA TAPPA SULLA STRADA DELLA CREAZIONE DI UNA CONFEDERAZIONE MONDIALE
COSTRUIRE L’EUROPA
GOVERNARE IL MONDO
Di Leo Solari
La buona volontà di quanti nei governi e nei parlamenti dei Paesi membri credono nella necessità di una forte unità europea difficilmente basterà nelle future tappe della costruzione europea a determinare quello straordinario balzo in avanti che sarebbe la realizzazione di uno stato federale europeo.
Occorrerebbe una convinta spinta in questo senso delle opinioni pubbliche dei Paesi membri, spinta che potrebbe venire solo dalla maturazione, nei popoli del continente, della coscienza di essere parte di una nazione europea.
Ma una nazione è tale o diventa tale solo se vi sono stretti legami in cui essa riconosca la propria identità e diversità: una diversità percepita-preciso- e non necessariamente esistente di fatto.
Ora, alla formazione di una coscienza europea manca il principale legame: quello rappresentato da una lingua comune.Manca il sostegno della storia: la memoria, cioè di una passata unità. Il passato è storia di reciproche aggressioni, di reciproci massacri, di drammatici conflitti religiosi e ideologici. In misura limitata può giovare il fatto di sentirsi parte di una distinta realtà economica, quella dell’Unione europea; la relativa idoneità di questo aspetto a generare e nutrire una coscienza europea risulta decrescente in una situazione di incalzante globalizzazione che vede una progressiva realizzazione a livello universale di quei processi (l’eliminazione delle frontiere economiche) che hanno rappresentato le prime fasi della costruzione europea.
Un catalizzatore, della maturazione di un senso di appartenenza a un’Europa-nazione potrebbe essere cercato nell’affermarsi della convinzione che l’Europa è chiamata ad essere protagonista- al servizio di una causa universalista, ma anche per propri vitali interessi-dall’azione per l’edificazione di un nuovo ordine mondiale..
L’Europa è invero il soggetto politico che avrebbe maggiori possibilità di trovare nel mondo i necessari consensi per il successo di tale azione. E’ ciò grazie appunto a quel “potere morbido”- oggetto di irrisione da parte dei Rumsfeld e degli altri “falchi” di oltre Oceano- che l’Europa possiede e che potrebbe ottenere risultati che il “potere duro” della potenza militare e delle minacce non appare in grao di conseguire.
Gli sviluppi internazionali di questi ultimi due anni sono venuti generando forti ragioni perchè l’Europa diventi ideatrice, promotrice e guida di un grande progetto per un nuovo ordine mondiale. Di fronte al quadro inquietante dei guasti causati dall’avventurismo imperialista del clan dei neoconservatori che ha il timone della politica americana, spetterebbe all’Europa affermare una propria linea politica nel campo internazionale ed intraprendere con risolutezza un’azione per realizzare i primi decisivi traguardi nella progressiva edificazione di un governo del mondo.
Ciò esigerebbe che, invertendo un corso sciagurato segnato dalla decisione americana di umiliare l’Onu, si operasse decisamente per il suo potenziamento e per una sua profonda riforma e si promuovesse altresì l’apertura di un cantiere per la realizzazione, nell’ambito dell’Onu, di un’associazione di paesi disposti a precedere gli altri in forme più avanzate di conferimento di quote di sovranità all’organizzazione sovranazionale.
Si tratterebbe di un ruolo- quello che l’Europa dovrebbe sentirsi chiamata ad assolvere- che, legato ad una causa universalista, risponde anche ad un primario interesse dei popoli europei: l’interesse a correggere un corso delle cose- quello determinato dal governo americano- i cui costi economici, ma anche umani sono destinati a gravare anche sull’Europa, così come sul resto del mondo.
Per l’Europa si tratterebbe di essere fedele ai principi cui si è ispirata la concezione federalista: quella concezione che ha rappresentato il nutrimento dell’idea europea. Non si concepì allora la costruzione europea come fine a se stessa, ma come tappa e principale leva per arrivare ad una confederazione mondiale dei Paesi democratici. Tale, in particolare, fu sessant’anni fa la ferma convinzione del gruppo cui appartenevo.
Penso che l’impegno dell’Europa a rendersi artefice e risoluta sostenitrice di un preciso disegno per la progressiva creazione di una confederazione mondiale dovrebbe trovare una consacrazione già nel testo della costituzione europea con l’inserimento di una norma concepita nello spirito dell’articolo 11 della nostra Costituzione.