Sebbene il numero dei contagi stia calando in alcune regioni, la pandemia di Covid-19 continua a mietere vittime in altre. Il mondo sarà probabilmente costretto ad affrontare gli effetti del nuovo Coronavirus fino allo sviluppo di un vaccino o di un trattamento efficace. Mentre molti governi lavorano per riaprire il settore dei viaggi e del commercio, è ormai chiaro che si tratta di una crisi globale e i singoli approcci nazionali si stanno rivelando insufficienti. È fondamentale che le varie nazioni condividano le proprie esperienze e apprendano l’una dall’altra.
Seguendo i pareri scientifici di esperti rinomati a livello mondiale, il Giappone è riuscito ad evitare gli effetti peggiori della pandemia senza ricorrere a isolamenti vincolanti. Come abbiamo fatto? Le cure mediche di qualità, accessibili a tutti grazie all’assistenza sanitaria universale, senza dubbio aiutano. Anche i fattori sociali e culturali possono avere un ruolo: i giapponesi indossano regolarmente le mascherine per scongiurare riniti da fieno e raffreddori.
Tuttavia, l’intuizione fondamentale che ci ha aiutati nella lotta contro il Covid-19 è la nozione dei focolai di trasmissione. I nostri esperti in materia di sanità hanno notato molto precocemente che la malattia si diffonde in modo particolare. Sebbene il coronavirus sia molto contagioso, la sua contagiosità non è uniforme. La maggior parte delle persone contagiate, circa l’80%, non lo trasmette mai ad altri. Una parte importante delle infezioni può essere ricondotta ad un numero ridotto di “eventi ad altissima diffusione”. Altrettanto sorprendentemente, una persona con sintomi lievi o addirittura assenti potrebbe facilmente causare un evento ad altissima diffusione o un focolaio.
Poiché il Covid-19 è una malattia che si diffonde attraverso un numero relativamente ridotto di catene di trasmissione ad altissima diffusione, se si riescono ad isolare le catene o a prevenirne la formazione, la trasmissione del virus non è sostenibile.
Guidati da tali conoscenze, abbiamo utilizzato due tecniche per contenere e prevenire i focolaio. In primo luogo, gli esperti giapponesi in materia di sanità hanno raccomandato una modalità particolare per tracciare i contatti denominata “tracciamento retrospettivo”. Questo approccio differisce dai metodi standard che si concentrano principalmente sul periodo successivo al momento in cui un paziente ha contratto la malattia. Con il tracciamento retrospettivo, gli operatori sanitari cercano di accertare i movimenti e le interazioni dei pazienti durante il periodo precedente al contagio. Attraverso una mappatura e riferimenti incrociati a quelli di altri soggetti contagiati, gli addetti possono identificare le fonti di infezione più comuni: le persone e i luoghi dietro un focolaio di infezione.
In secondo luogo, abbiamo messo a punto una guida per evitare le situazioni ad alto rischio che abbiamo denominato le “tre C”: Closed spaces, Crowded places e Close-contact settings, ovvero spazi chiusi, luoghi affollati e contatti ravvicinati, soprattutto in situazioni che comportano conversazioni ad alta voce. Tutte queste situazioni presentano un alto rischio di infezione. Oggi, grazie alle vaste campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, in Giappone anche i bambini sanno evitarle.
L’ “anti-focolaio” non è una panacea. Per prima cosa, funziona meglio quando i focolai sono relativamente piccoli. Sebbene il Giappone sia riuscito ad identificare presto la prima ondata, inevitabilmente si sono formati alcuni focolaio che hanno indotto il governo a dichiarare lo stato di emergenza il 7 aprile. La chiusura volontaria delle aziende e altre restrizioni sono riuscite a ridurre i contatti interpersonali fino all’80% e sono state revocate dopo meno di due mesi.
Nonostante questi provvedimenti siano stati efficaci per bloccare la diffusione del virus in Giappone, la riduzione dei contatti interpersonali ha comportato costi economici elevati. Una volta che il numero di nuovi casi è sceso, l’approccio basato sui focolai e in particolare quello volto a evitare le “tre C” ha continuato a svolgere un ruolo centrale nel contenimento della trasmissione del virus, pur consentendo la ripresa delle attività sociali ed economiche. In Giappone, grazie alla consulenza degli esperti, più di 100 settori industriali, ivi inclusi i supermarket, i ristoranti e le industrie dello spettacolo, hanno elaborato delle linee guida per svolgere le attività evitando le “tre C”.
Per tenere sotto controllo il Covid-19 mentre il mondo riemerge dalla sua chiusura saranno necessari approcci innovativi e nuove tecnologie. Il Giappone sta promuovendo la digitalizzazione in tutta la società. Il nostro “New Deal Digitale” ha reso il lavoro da casa più facile e accessibile promuovendo aggressivamente la tecnologia del telelavoro, liberando le persone dalla necessità di utilizzare i treni di Tokyo affollati di pendolari.
Non sempre è possibile evitare le “tre C”, quindi stiamo aumentando e migliorando la nostra capacità di effettuare test con l’introduzione di nuove tecnologie quali ad esempio i test della saliva e test degli anticorpi estremamente veloci. Le strutture sanitarie locali hanno giocato un ruolo importante nel tracciamento dei contatti e il monitoraggio volontario con l’utilizzo di app sta contribuendo a alleggerirne il carico.
Utilizzando “Fugaku”, il nuovo supercomputer giapponese che di recente si è classificato come il più potente al mondo, gli studiosi di intelligenza artificiale stanno lavorando con gli esperti in medicina per proporre misure volte a neutralizzare la trasmissione del Covid-19. Hanno già prodotto simulazioni della diffusione tramite goccioline di saliva e del contagio nei ristoranti. Spero che ci aiuteranno a trovare anche modi migliori per contenere la diffusione del virus.
L’umanità non è ancora fuori pericolo. Per sconfiggere il Covid-19 ci vorranno tempo, risorse e buona volontà a livello globale. Tutti i Paesi devono andare avanti insieme in uno spirito di apertura e cooperazione.
NISHIMURA Yasutoshi è Ministro giapponese per il rilancio economico e Ministro incaricato dei provvedimenti contro il Covid-19