La Ashton vuole eliminare il tedesco dal servizio diplomatico europeo. Un caso in cui l’Italia si può specchiare. Con rischio di una depressione…
In breve la notizia è che il servizio diplomatico nuovo che la controversa Baronessa Ashton sta costruendo potrebbe prevedere solo due lingue di lavoro, l’inglese e il francese. E’ un progetto, per il momento, la decisione non è stata ancora presa. Però la sola prospettiva solleva un problema: attualmente le lingue di lavoro dell’Ue sono tre. C’è anche il tedesco. Che ora si sta cercando di buttare fuori dalla lista.
La cosa è interessante non tanto per il destino della lingua di Goethe – che è già ampiamente marginalizzata visto che la parlano solo i "crucchi" e qualche dirigente dei paesi dell’est – ma piuttosto per vedere come reagirà Berlino. E confrontare su come le altre capitali, Roma e Madrid, reagiscono ogni volta che le si mette in un angolo.
L’intenzione ha un qualche senso, se tutti parlano la stessa lingua è più facile lavorare. Allora perché non tenerne una sola, visto che il francese è in gran decadenza come lingua diplomatica?
E’ una foglia di fico. Con due lingue e la faccia è salva.
Cosa farà Berlino? Io credo che si infurieranno. E faranno di tutto per essere esclusi, dicendo che sono il paese più forte e popolato dell’Ue, che sono il ponte per l’Est, etc. etc.
Dal risultato dell’offensiva potremmo misurare i pesi relativi e confrontarli con gli altri.
L’Italia ad esempio. Negli ultimi quattro anni abbiamo vinto qualche battaglia di retrovia, difendendo strenuamente la nostra lingua. La guerra la stiamo però perdendo.
In effetti è difficile difendere l’universalità della nostra lingua. Ma visto che il multilinguismo e la difesa dell’identità culturale sono valori scritti nelle regole dell’Ue, abbiamo diritto di farlo. E forse anche il dovere.
Questo ci ricorda che di segnali per la difesa dell’Identità Italiana se ne vedono pochi. Inglesi, francesi, tedeschi e spagnoli investono per l’istruzione del patrio idioma. I governi italiani – plurale! – lo fanno solo a parole.
Inevitabile parlare della Scuola. C’è n’è una italiana a Smirne ma non a Bruxelles, dove gli italiani sono 30 mila e 7 mila gli iscritti all’Aire. L’Italia sta per essere gradualmente butta fuori dalla Scuola europea che persegue una strategia non dissimile da quella del servizio diplomatico della Ashton, anche se di più lungo periodo. L’istituto di istruzione comunitaria si sforza da anni di ridurre il numero degli italiani, non assegnando i posti vacanti ai non figlio di funzionari, cosa che ha fatto sino a poco tempo fa.
L’intenzione marginalizzatrice e di annullamento è chiara. E nessuno riesce a fare il più classico cavoletti…
I governi – plurali! – e la politica – tutta – hanno vomitato promesse e ottenuto zero risultati. I taccuini sono colmi delle promesse di ambasciatori, ministri ed eurodeputati, di ogni colore e fede politica. Niente di niente.
Anche in questi casi si vede chi conta. Per questo è interessante seguire la vicenda tedesca e la sfida che la Merkel certamente lancerà alla Ashton (che parla inglese in tutte le lingue, come si diceva giorni fa).
Ha sempre ragione Diego Marani, scrittore di talento col pallino delle lingue. Multilinguismo non è sapere tutti la stessa lingua, ma saperne tutti più di una.
Parafraso: globalizzazione non è avere tutti la stessa cultura, ma averne tutti più di una (senza intaccare la propria che va sempre difesa).
Vedremo……