Bufera attorno alla Dantesca

Giani chiama in aiuto il ministero

“Firenze ha già esiliato Dante Non può perdere anche la Dantesca”

di Lisa Ciardi

L’eredità di Dante continua a far discutere, fra polemiche e minacce di commissariamento. Non si placa la querelle fra studiosi del Sommo Poeta esplosa venerdì nella Società Dantesca, prestigiosa istituzione culturale di Firenze.

Da un paio d’anni, ovvero dalla morte del presidente ‘storico’, il professor Francesco Mazzoni, la Società è attraversata da tensioni e divisioni. Alla base, secondo il gruppo di studiosi che venerdì ha ottenuto la maggioranza, vi sarebbe il tentativo al vertice di alcuni ricercatori ed editori non fiorentini. Questi, sempre secondo le accuse, avrebbe spinto “l’erede ideale” di Mazzoni, il professor Guglielmo Gorni, a rassegnare le dimissioni, per poi nominare presidente il professore bolognese Emilio Pasquini, senza ricorrere all’assemblea.

Questa procedura, insieme al legame del presidente con il professore ed editore Enrico Malato, a sua volta socio della Dantesca, non ha convinto molti membri dell’istituzione. Né sono piaciute le critiche alla gestione di Mazzoni.

Venerdì l’epilogo, quando l’assemblea convocata su istanza del tribunale ha votato la revoca del consiglio e l’elezione di uno nuovo, che dovrà rinominare il presidente. Pasquini si è detto ‘estromesso’, assicurando di volere procedere al commissariamento e evidenziando presunti interessi altrui nella gestione della Dantesca. Gli avversari, da parte loro, rimandano le accuse proprio al mittente.

Che interessi vi siano, intorno alla Dantesca, è d’altronde fuori discussione. La Società è depositaria di archivi e documenti di enorme valore, soprattutto dopo il boom registrato da Dante a seguito del fenomeno Benigni.

Ma può contare anche su un bilancio di 400 mila euro l’anno: 15 mila da aiuti ministeriali, circa 100 mila dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e tutti gli altri frutto dei canoni d’affitto dei fondi del Palazzo dell’Arte della Lana.

“In assemblea ho visto una larga maggioranza di studiosi orientata a un rilancio della Dantesca nel nome di Mazzoni – ha detto l’assessore fiorentino Eugenio Giani, membro del nuovo consiglio – in opposizione a un gruppo di ricercatori non fiorentini che hanno ingiustamente criticato l’operato del vecchio presidente. Mi attiverò presso il ministero perché la Società possa continuare a lavorare sul solco di Mazzoni. Firenze ha già esiliato Dante, non può rischiare di veder andare altrove anche la Dantesca”.

“Venerdì abbiamo vissuto un momento di grande democrazia – ha commentato il professor Stefano Mazzoni, socio della Dantesca e figlio dello storico presidente – che rimette nel giusto solco questa prestigiosa istituzione. La Dantesca è sempre stata aperta al mondo, ma rispettando il legame con Firenze e con la sua storia”.

(Da La Nazione, 9/12/2007).

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  • Giani chiama in aiuto il ministero

    “Firenze ha già esiliato Dante Non può perdere anche la Dantesca”

    di Lisa Ciardi

    L’eredità di Dante continua a far discutere, fra polemiche e minacce di commissariamento. Non si placa la querelle fra studiosi del Sommo Poeta esplosa venerdì nella Società Dantesca, prestigiosa istituzione culturale di Firenze.

    Da un paio d’anni, ovvero dalla morte del presidente ‘storico’, il professor Francesco Mazzoni, la Società è attraversata da tensioni e divisioni. Alla base, secondo il gruppo di studiosi che venerdì ha ottenuto la maggioranza, vi sarebbe il tentativo al vertice di alcuni ricercatori ed editori non fiorentini. Questi, sempre secondo le accuse, avrebbe spinto “l’erede ideale” di Mazzoni, il professor Guglielmo Gorni, a rassegnare le dimissioni, per poi nominare presidente il professore bolognese Emilio Pasquini, senza ricorrere all’assemblea.

    Questa procedura, insieme al legame del presidente con il professore ed editore Enrico Malato, a sua volta socio della Dantesca, non ha convinto molti membri dell’istituzione. Né sono piaciute le critiche alla gestione di Mazzoni.

    Venerdì l’epilogo, quando l’assemblea convocata su istanza del tribunale ha votato la revoca del consiglio e l’elezione di uno nuovo, che dovrà rinominare il presidente. Pasquini si è detto ‘estromesso’, assicurando di volere procedere al commissariamento e evidenziando presunti interessi altrui nella gestione della Dantesca. Gli avversari, da parte loro, rimandano le accuse proprio al mittente.

    Che interessi vi siano, intorno alla Dantesca, è d’altronde fuori discussione. La Società è depositaria di archivi e documenti di enorme valore, soprattutto dopo il boom registrato da Dante a seguito del fenomeno Benigni.

    Ma può contare anche su un bilancio di 400 mila euro l’anno: 15 mila da aiuti ministeriali, circa 100 mila dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e tutti gli altri frutto dei canoni d’affitto dei fondi del Palazzo dell’Arte della Lana.

    “In assemblea ho visto una larga maggioranza di studiosi orientata a un rilancio della Dantesca nel nome di Mazzoni – ha detto l’assessore fiorentino Eugenio Giani, membro del nuovo consiglio – in opposizione a un gruppo di ricercatori non fiorentini che hanno ingiustamente criticato l’operato del vecchio presidente. Mi attiverò presso il ministero perché la Società possa continuare a lavorare sul solco di Mazzoni. Firenze ha già esiliato Dante, non può rischiare di veder andare altrove anche la Dantesca”.

    “Venerdì abbiamo vissuto un momento di grande democrazia – ha commentato il professor Stefano Mazzoni, socio della Dantesca e figlio dello storico presidente – che rimette nel giusto solco questa prestigiosa istituzione. La Dantesca è sempre stata aperta al mondo, ma rispettando il legame con Firenze e con la sua storia”.

    (Da La Nazione, 9/12/2007).

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    “Firenze ha già esiliato Dante Non può perdere anche la Dantesca”

    di Lisa Ciardi

    L’eredità di Dante continua a far discutere, fra polemiche e minacce di commissariamento. Non si placa la querelle fra studiosi del Sommo Poeta esplosa venerdì nella Società Dantesca, prestigiosa istituzione culturale di Firenze.

    Da un paio d’anni, ovvero dalla morte del presidente ‘storico’, il professor Francesco Mazzoni, la Società è attraversata da tensioni e divisioni. Alla base, secondo il gruppo di studiosi che venerdì ha ottenuto la maggioranza, vi sarebbe il tentativo al vertice di alcuni ricercatori ed editori non fiorentini. Questi, sempre secondo le accuse, avrebbe spinto “l’erede ideale” di Mazzoni, il professor Guglielmo Gorni, a rassegnare le dimissioni, per poi nominare presidente il professore bolognese Emilio Pasquini, senza ricorrere all’assemblea.

    Questa procedura, insieme al legame del presidente con il professore ed editore Enrico Malato, a sua volta socio della Dantesca, non ha convinto molti membri dell’istituzione. Né sono piaciute le critiche alla gestione di Mazzoni.

    Venerdì l’epilogo, quando l’assemblea convocata su istanza del tribunale ha votato la revoca del consiglio e l’elezione di uno nuovo, che dovrà rinominare il presidente. Pasquini si è detto ‘estromesso’, assicurando di volere procedere al commissariamento e evidenziando presunti interessi altrui nella gestione della Dantesca. Gli avversari, da parte loro, rimandano le accuse proprio al mittente.

    Che interessi vi siano, intorno alla Dantesca, è d’altronde fuori discussione. La Società è depositaria di archivi e documenti di enorme valore, soprattutto dopo il boom registrato da Dante a seguito del fenomeno Benigni.

    Ma può contare anche su un bilancio di 400 mila euro l’anno: 15 mila da aiuti ministeriali, circa 100 mila dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e tutti gli altri frutto dei canoni d’affitto dei fondi del Palazzo dell’Arte della Lana.

    “In assemblea ho visto una larga maggioranza di studiosi orientata a un rilancio della Dantesca nel nome di Mazzoni – ha detto l’assessore fiorentino Eugenio Giani, membro del nuovo consiglio – in opposizione a un gruppo di ricercatori non fiorentini che hanno ingiustamente criticato l’operato del vecchio presidente. Mi attiverò presso il ministero perché la Società possa continuare a lavorare sul solco di Mazzoni. Firenze ha già esiliato Dante, non può rischiare di veder andare altrove anche la Dantesca”.

    “Venerdì abbiamo vissuto un momento di grande democrazia – ha commentato il professor Stefano Mazzoni, socio della Dantesca e figlio dello storico presidente – che rimette nel giusto solco questa prestigiosa istituzione. La Dantesca è sempre stata aperta al mondo, ma rispettando il legame con Firenze e con la sua storia”.

    (Da La Nazione, 9/12/2007).

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    “Firenze ha già esiliato Dante Non può perdere anche la Dantesca”

    di Lisa Ciardi

    L’eredità di Dante continua a far discutere, fra polemiche e minacce di commissariamento. Non si placa la querelle fra studiosi del Sommo Poeta esplosa venerdì nella Società Dantesca, prestigiosa istituzione culturale di Firenze.

    Da un paio d’anni, ovvero dalla morte del presidente ‘storico’, il professor Francesco Mazzoni, la Società è attraversata da tensioni e divisioni. Alla base, secondo il gruppo di studiosi che venerdì ha ottenuto la maggioranza, vi sarebbe il tentativo al vertice di alcuni ricercatori ed editori non fiorentini. Questi, sempre secondo le accuse, avrebbe spinto “l’erede ideale” di Mazzoni, il professor Guglielmo Gorni, a rassegnare le dimissioni, per poi nominare presidente il professore bolognese Emilio Pasquini, senza ricorrere all’assemblea.

    Questa procedura, insieme al legame del presidente con il professore ed editore Enrico Malato, a sua volta socio della Dantesca, non ha convinto molti membri dell’istituzione. Né sono piaciute le critiche alla gestione di Mazzoni.

    Venerdì l’epilogo, quando l’assemblea convocata su istanza del tribunale ha votato la revoca del consiglio e l’elezione di uno nuovo, che dovrà rinominare il presidente. Pasquini si è detto ‘estromesso’, assicurando di volere procedere al commissariamento e evidenziando presunti interessi altrui nella gestione della Dantesca. Gli avversari, da parte loro, rimandano le accuse proprio al mittente.

    Che interessi vi siano, intorno alla Dantesca, è d’altronde fuori discussione. La Società è depositaria di archivi e documenti di enorme valore, soprattutto dopo il boom registrato da Dante a seguito del fenomeno Benigni.

    Ma può contare anche su un bilancio di 400 mila euro l’anno: 15 mila da aiuti ministeriali, circa 100 mila dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e tutti gli altri frutto dei canoni d’affitto dei fondi del Palazzo dell’Arte della Lana.

    “In assemblea ho visto una larga maggioranza di studiosi orientata a un rilancio della Dantesca nel nome di Mazzoni – ha detto l’assessore fiorentino Eugenio Giani, membro del nuovo consiglio – in opposizione a un gruppo di ricercatori non fiorentini che hanno ingiustamente criticato l’operato del vecchio presidente. Mi attiverò presso il ministero perché la Società possa continuare a lavorare sul solco di Mazzoni. Firenze ha già esiliato Dante, non può rischiare di veder andare altrove anche la Dantesca”.

    “Venerdì abbiamo vissuto un momento di grande democrazia – ha commentato il professor Stefano Mazzoni, socio della Dantesca e figlio dello storico presidente – che rimette nel giusto solco questa prestigiosa istituzione. La Dantesca è sempre stata aperta al mondo, ma rispettando il legame con Firenze e con la sua storia”.

    (Da La Nazione, 9/12/2007).

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    “Firenze ha già esiliato Dante Non può perdere anche la Dantesca”

    di Lisa Ciardi

    L’eredità di Dante continua a far discutere, fra polemiche e minacce di commissariamento. Non si placa la querelle fra studiosi del Sommo Poeta esplosa venerdì nella Società Dantesca, prestigiosa istituzione culturale di Firenze.

    Da un paio d’anni, ovvero dalla morte del presidente ‘storico’, il professor Francesco Mazzoni, la Società è attraversata da tensioni e divisioni. Alla base, secondo il gruppo di studiosi che venerdì ha ottenuto la maggioranza, vi sarebbe il tentativo al vertice di alcuni ricercatori ed editori non fiorentini. Questi, sempre secondo le accuse, avrebbe spinto “l’erede ideale” di Mazzoni, il professor Guglielmo Gorni, a rassegnare le dimissioni, per poi nominare presidente il professore bolognese Emilio Pasquini, senza ricorrere all’assemblea.

    Questa procedura, insieme al legame del presidente con il professore ed editore Enrico Malato, a sua volta socio della Dantesca, non ha convinto molti membri dell’istituzione. Né sono piaciute le critiche alla gestione di Mazzoni.

    Venerdì l’epilogo, quando l’assemblea convocata su istanza del tribunale ha votato la revoca del consiglio e l’elezione di uno nuovo, che dovrà rinominare il presidente. Pasquini si è detto ‘estromesso’, assicurando di volere procedere al commissariamento e evidenziando presunti interessi altrui nella gestione della Dantesca. Gli avversari, da parte loro, rimandano le accuse proprio al mittente.

    Che interessi vi siano, intorno alla Dantesca, è d’altronde fuori discussione. La Società è depositaria di archivi e documenti di enorme valore, soprattutto dopo il boom registrato da Dante a seguito del fenomeno Benigni.

    Ma può contare anche su un bilancio di 400 mila euro l’anno: 15 mila da aiuti ministeriali, circa 100 mila dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e tutti gli altri frutto dei canoni d’affitto dei fondi del Palazzo dell’Arte della Lana.

    “In assemblea ho visto una larga maggioranza di studiosi orientata a un rilancio della Dantesca nel nome di Mazzoni – ha detto l’assessore fiorentino Eugenio Giani, membro del nuovo consiglio – in opposizione a un gruppo di ricercatori non fiorentini che hanno ingiustamente criticato l’operato del vecchio presidente. Mi attiverò presso il ministero perché la Società possa continuare a lavorare sul solco di Mazzoni. Firenze ha già esiliato Dante, non può rischiare di veder andare altrove anche la Dantesca”.

    “Venerdì abbiamo vissuto un momento di grande democrazia – ha commentato il professor Stefano Mazzoni, socio della Dantesca e figlio dello storico presidente – che rimette nel giusto solco questa prestigiosa istituzione. La Dantesca è sempre stata aperta al mondo, ma rispettando il legame con Firenze e con la sua storia”.

    (Da La Nazione, 9/12/2007).

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  • Giani chiama in aiuto il ministero

    “Firenze ha già esiliato Dante Non può perdere anche la Dantesca”

    di Lisa Ciardi

    L’eredità di Dante continua a far discutere, fra polemiche e minacce di commissariamento. Non si placa la querelle fra studiosi del Sommo Poeta esplosa venerdì nella Società Dantesca, prestigiosa istituzione culturale di Firenze.

    Da un paio d’anni, ovvero dalla morte del presidente ‘storico’, il professor Francesco Mazzoni, la Società è attraversata da tensioni e divisioni. Alla base, secondo il gruppo di studiosi che venerdì ha ottenuto la maggioranza, vi sarebbe il tentativo al vertice di alcuni ricercatori ed editori non fiorentini. Questi, sempre secondo le accuse, avrebbe spinto “l’erede ideale” di Mazzoni, il professor Guglielmo Gorni, a rassegnare le dimissioni, per poi nominare presidente il professore bolognese Emilio Pasquini, senza ricorrere all’assemblea.

    Questa procedura, insieme al legame del presidente con il professore ed editore Enrico Malato, a sua volta socio della Dantesca, non ha convinto molti membri dell’istituzione. Né sono piaciute le critiche alla gestione di Mazzoni.

    Venerdì l’epilogo, quando l’assemblea convocata su istanza del tribunale ha votato la revoca del consiglio e l’elezione di uno nuovo, che dovrà rinominare il presidente. Pasquini si è detto ‘estromesso’, assicurando di volere procedere al commissariamento e evidenziando presunti interessi altrui nella gestione della Dantesca. Gli avversari, da parte loro, rimandano le accuse proprio al mittente.

    Che interessi vi siano, intorno alla Dantesca, è d’altronde fuori discussione. La Società è depositaria di archivi e documenti di enorme valore, soprattutto dopo il boom registrato da Dante a seguito del fenomeno Benigni.

    Ma può contare anche su un bilancio di 400 mila euro l’anno: 15 mila da aiuti ministeriali, circa 100 mila dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e tutti gli altri frutto dei canoni d’affitto dei fondi del Palazzo dell’Arte della Lana.

    “In assemblea ho visto una larga maggioranza di studiosi orientata a un rilancio della Dantesca nel nome di Mazzoni – ha detto l’assessore fiorentino Eugenio Giani, membro del nuovo consiglio – in opposizione a un gruppo di ricercatori non fiorentini che hanno ingiustamente criticato l’operato del vecchio presidente. Mi attiverò presso il ministero perché la Società possa continuare a lavorare sul solco di Mazzoni. Firenze ha già esiliato Dante, non può rischiare di veder andare altrove anche la Dantesca”.

    “Venerdì abbiamo vissuto un momento di grande democrazia – ha commentato il professor Stefano Mazzoni, socio della Dantesca e figlio dello storico presidente – che rimette nel giusto solco questa prestigiosa istituzione. La Dantesca è sempre stata aperta al mondo, ma rispettando il legame con Firenze e con la sua storia”.

    (Da La Nazione, 9/12/2007).

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  • Giani chiama in aiuto il ministero

    “Firenze ha già esiliato Dante Non può perdere anche la Dantesca”

    di Lisa Ciardi

    L’eredità di Dante continua a far discutere, fra polemiche e minacce di commissariamento. Non si placa la querelle fra studiosi del Sommo Poeta esplosa venerdì nella Società Dantesca, prestigiosa istituzione culturale di Firenze.

    Da un paio d’anni, ovvero dalla morte del presidente ‘storico’, il professor Francesco Mazzoni, la Società è attraversata da tensioni e divisioni. Alla base, secondo il gruppo di studiosi che venerdì ha ottenuto la maggioranza, vi sarebbe il tentativo al vertice di alcuni ricercatori ed editori non fiorentini. Questi, sempre secondo le accuse, avrebbe spinto “l’erede ideale” di Mazzoni, il professor Guglielmo Gorni, a rassegnare le dimissioni, per poi nominare presidente il professore bolognese Emilio Pasquini, senza ricorrere all’assemblea.

    Questa procedura, insieme al legame del presidente con il professore ed editore Enrico Malato, a sua volta socio della Dantesca, non ha convinto molti membri dell’istituzione. Né sono piaciute le critiche alla gestione di Mazzoni.

    Venerdì l’epilogo, quando l’assemblea convocata su istanza del tribunale ha votato la revoca del consiglio e l’elezione di uno nuovo, che dovrà rinominare il presidente. Pasquini si è detto ‘estromesso’, assicurando di volere procedere al commissariamento e evidenziando presunti interessi altrui nella gestione della Dantesca. Gli avversari, da parte loro, rimandano le accuse proprio al mittente.

    Che interessi vi siano, intorno alla Dantesca, è d’altronde fuori discussione. La Società è depositaria di archivi e documenti di enorme valore, soprattutto dopo il boom registrato da Dante a seguito del fenomeno Benigni.

    Ma può contare anche su un bilancio di 400 mila euro l’anno: 15 mila da aiuti ministeriali, circa 100 mila dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e tutti gli altri frutto dei canoni d’affitto dei fondi del Palazzo dell’Arte della Lana.

    “In assemblea ho visto una larga maggioranza di studiosi orientata a un rilancio della Dantesca nel nome di Mazzoni – ha detto l’assessore fiorentino Eugenio Giani, membro del nuovo consiglio – in opposizione a un gruppo di ricercatori non fiorentini che hanno ingiustamente criticato l’operato del vecchio presidente. Mi attiverò presso il ministero perché la Società possa continuare a lavorare sul solco di Mazzoni. Firenze ha già esiliato Dante, non può rischiare di veder andare altrove anche la Dantesca”.

    “Venerdì abbiamo vissuto un momento di grande democrazia – ha commentato il professor Stefano Mazzoni, socio della Dantesca e figlio dello storico presidente – che rimette nel giusto solco questa prestigiosa istituzione. La Dantesca è sempre stata aperta al mondo, ma rispettando il legame con Firenze e con la sua storia”.

    (Da La Nazione, 9/12/2007).

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  • Giani chiama in aiuto il ministero

    “Firenze ha già esiliato Dante Non può perdere anche la Dantesca”

    di Lisa Ciardi

    L’eredità di Dante continua a far discutere, fra polemiche e minacce di commissariamento. Non si placa la querelle fra studiosi del Sommo Poeta esplosa venerdì nella Società Dantesca, prestigiosa istituzione culturale di Firenze.

    Da un paio d’anni, ovvero dalla morte del presidente ‘storico’, il professor Francesco Mazzoni, la Società è attraversata da tensioni e divisioni. Alla base, secondo il gruppo di studiosi che venerdì ha ottenuto la maggioranza, vi sarebbe il tentativo al vertice di alcuni ricercatori ed editori non fiorentini. Questi, sempre secondo le accuse, avrebbe spinto “l’erede ideale” di Mazzoni, il professor Guglielmo Gorni, a rassegnare le dimissioni, per poi nominare presidente il professore bolognese Emilio Pasquini, senza ricorrere all’assemblea.

    Questa procedura, insieme al legame del presidente con il professore ed editore Enrico Malato, a sua volta socio della Dantesca, non ha convinto molti membri dell’istituzione. Né sono piaciute le critiche alla gestione di Mazzoni.

    Venerdì l’epilogo, quando l’assemblea convocata su istanza del tribunale ha votato la revoca del consiglio e l’elezione di uno nuovo, che dovrà rinominare il presidente. Pasquini si è detto ‘estromesso’, assicurando di volere procedere al commissariamento e evidenziando presunti interessi altrui nella gestione della Dantesca. Gli avversari, da parte loro, rimandano le accuse proprio al mittente.

    Che interessi vi siano, intorno alla Dantesca, è d’altronde fuori discussione. La Società è depositaria di archivi e documenti di enorme valore, soprattutto dopo il boom registrato da Dante a seguito del fenomeno Benigni.

    Ma può contare anche su un bilancio di 400 mila euro l’anno: 15 mila da aiuti ministeriali, circa 100 mila dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e tutti gli altri frutto dei canoni d’affitto dei fondi del Palazzo dell’Arte della Lana.

    “In assemblea ho visto una larga maggioranza di studiosi orientata a un rilancio della Dantesca nel nome di Mazzoni – ha detto l’assessore fiorentino Eugenio Giani, membro del nuovo consiglio – in opposizione a un gruppo di ricercatori non fiorentini che hanno ingiustamente criticato l’operato del vecchio presidente. Mi attiverò presso il ministero perché la Società possa continuare a lavorare sul solco di Mazzoni. Firenze ha già esiliato Dante, non può rischiare di veder andare altrove anche la Dantesca”.

    “Venerdì abbiamo vissuto un momento di grande democrazia – ha commentato il professor Stefano Mazzoni, socio della Dantesca e figlio dello storico presidente – che rimette nel giusto solco questa prestigiosa istituzione. La Dantesca è sempre stata aperta al mondo, ma rispettando il legame con Firenze e con la sua storia”.

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