Buenos Aires: 83/o Congresso della Dante Alighieri, primo fuori dall'Europa

La ‘Dante’ in Argentina:  Riccardi, ‘italiano lingua di pace’

Si apre a Buenos Aires l’83/o  Congresso, primo fuori dall’Europa

E’ importante che l’italiano si rafforzi nel mondo perché, come espressione dell’Italia e della sua storica cultura, “è una lingua di pace, di umanesimo”. Lo ha dichiarato il presidente della ‘Società Alighieri’,  Andrea Riccardi, poco prima dell’apertura oggi a Buenos Aires, dell’83/o Congresso internazionale dell’organizzazione. In una intervista oggi al quotidiano argentino ‘La Nación’, Riccardi sottolinea che la scelta di svolgere il congresso a Buenos Aires è dovuta al fatto che “la ‘Dante’ ha radici profonde in Argentina”, e perché questo Paese “ha un rapporto unico non solo con l’Italia, ma con gli italiani” in quanto tali.  In passato, per effetto dell’emigrazione, “l’italiano è stata lingua della nostalgia”, ma ora questo sta cambiando, e “nel mondo globale si registra un passaggio dalla nostalgia alla simpatia. Molta gente vuole imparare l’italiano per simpatia per l’Italia, per la sua cultura, il suo cibo, il suo modo di vivere, il cinema, l’arte, il teatro, il prosecco italiano, l’opera…”.

Alla domanda se esista spazio per l’italiano nel mondo globale, Riccardi risponde: “Sì, perché se il mondo globale non vuole essere tutto grigio o monocromatico, deve colorarsi con varie lingue. Perché una lingua significa una cultura, significa un umanesimo”. Riguardo all’interrogativo se l’attuale politica di Roma sul tema dell’immigrazione straniera metta in discussione la tradizione dell’umanesimo italiano, il presidente della ‘Dante’ risponde: “E’ davvero una domanda chiave, ma non sono pessimista. Credo che gli italiani si renderanno conto dell’errore di quella politica” e “della strumentalizzazione della paura e della rabbia che i politici non dovrebbero contribuire a gonfiare. Credo che l’immagine che desideriamo dare dell’Italia e quella della cultura, di una civiltà e di una umanità italiane, più grandi della politica”. Per questo, conclude, “la battaglia della ‘Dante’ è culturale. Per me l’idea dei muri è semplicistica ed è come dire ‘chiudo la porta a chiave’. Peccato che il mondo sia un’altra cosa”.

ansa.it | 18.7.2019

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