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«Parla come mangi»: se un tempo era un «invito» a non tirarsela e a non utilizzare termini e frasi affettate per darsi un tono. Oggi la stessa espressione ha un nuovo significato: è la parola d’ordine per riscoprire le radici della cultura della propria terra, la propria storia e le peculiarità del territorio in cui si è nati o si vive. È quasi un appello a riscoprire le «lingue locali», tanto che anche i linguisti concordano sulla necessità di non disperdere il patrimonio della «differenza linguistica», e per i dialetti e per le lingue. Si tratta infatti di una ricchezza culturale e storica (57%), un legame con il territorio e con le proprie radici (48%), ma anche un sinonimo di identità (41%).
E a questo appello sembra rispondere il media «globale» per eccellenza: il web, dove sono centinaia di migliaia i siti e milioni le pagine dedicate proprio alle mille lingue locali italiane: a dominare la Sicilia, con oltre 2 milioni di siti e pagine dedicate al siciliano, seguita dal calabrese e dal toscano, ma non c’è una regione o una città che non «produca» siti dedicati al proprio dialetto. Ecco allora che si moltiplicano i «dizionari» italiano-dialetto, i corsi di dialetto on line, le pagine web decate ad aforismi, poesie, letteratura e detti, rigorosamente «in lingua locale».
È quanto emerge da uno studio promosso da Bocconi Trovato & Partners attraverso il monitoraggio e l’analisi del web per individuare la presenza di siti dedicati ai diversi dialetti, la loro tipologia e i contenuti più presenti. Sono inoltre stati intervistati 70 linguisti, docenti universitari di Lingua italiana e sociologi sull’importanza della salvaguardia dei dialetti.
«Spessissimo si sentono allarmi per l’impoverimento della lingua italiana e per la sovrabbondanza di termini stranieri che sono ormai entrati a far parte dell’uso comune – sottolinea Saro Trovato, presidente di Bocconi Trovato&Partners – Allo stesso tempo però le ultime generazioni hanno visto una perdita di un importante patrimonio culturale, quello dei dialetti legati alle diverse zone d’Italia, un fenomeno allarmante se si pensa che le diverse lingue locali sono legate alla tradizione e al territorio e con esse si rischia di perdere parte della propria identità, come sottolineano i linguisti intervistati. Il loro non è certo un appello a disconoscere l’uso dell’italiano in favore dei dialetti, ma di non perdere una parte così importante della nostra cultura, proprio in un momento dove la territorialità viene associata in tutto il mondo alla qualità».
Proprio mentre l’ utilizzo del dialetto in certe regioni sta scomparendo, il dibattito si fa sempre più vivo, basti pensare alle polemiche sulla proposta di rendere obbligatorie le lezioni di dialetto a scuola e quelle sull’eccessiva presenza di romanesco sulla Tv pubblica, l’ultima delle quali ha visto protagonista la Lega, che ha aspramente criticato il fatto che nella fiction su Papa Giovanni XXIII, il pontefice interpretato da Massimo Ghini, invece di esprimersi con la cadenza bergamasca legata alla sua nascita, parlava in romanesco.
Polemiche a parte quella delle lingue «locali» e del rischio legato alla loro scomparsa è un allarme quanto mai serio: secondo i linguisti oggi sulla Terra si parlano infatti 5.500 idiomi diversi, senza contare i dialetti, i gerghi o le lingue sacre, ma ogni anno 235 lingue «si estinguono» irrimediabilmente, così come i diversi dialetti stanno andando scomparendo, non solo non vengono utilizzati, ma non vengono nemmeno più «tramandati». Ecco allora che «bisogna salvaguardare una fonte d’acqua limpida» come il poeta Tonino Guerra definisce il romagnolo e le parlate locali.
Ma a ritenere importante salvare dall’oblio le lingue regionali tra gli esperti sono in molti, ben 6 intervistati su 10. Il 45%, infatti, si dice convinto dell’importanza di preservare i diversi dialetti regionali, sempre meno conosciuti dalle nuove generazioni, cresciute con la Tv. Addirittura il 19% sostiene che non solo si devono preservare, ma vanno tenute in vita. Ovvero bisogna trasmetterle e insegnarle ai giovani, proprio come si fa con l’inglese, il francese o il tedesco.
Naturalmente non tutti si trovano concordi (23%), ritenendo che sia molto più importante puntare tutte le energie sul salvataggio e sul rilancio della lingua italiana, magari concentrandosi, come sta facendo il Presidente Sarkozy, per diminuire l’influenza e l’utilizzo di termini stranieri, che sostituiscono sempre di più l’utilizzo del francese. Ma per quale motivo, secondo gli esperti andrebbe preservato il patrimonio legato alle lingue locali? I dialetti, per gli esperti della lingua e per i sociologi rappresentano una ricchezza culturale e storica (57%) e sono l’espressione di un legame con il territorio e con le proprie radici (48%).
Ma i dialetti sono anche un sinonimo di identità (41%) e sono una traccia tangibile dello sviluppo culturale di un Paese. Al di à delle ragioni prettamente accademiche, il dialetto è un elemento rilevante anche nella conservazione delle tradizioni (46%) e il modo di tramandare la cosiddetta «saggezza popolare», che costituisce un ponte tra generazioni diverse (39%). Ma per gli esperti intervistati la conservazione del dialetto costituisce anche un modo per opporsi ad un’eccessiva globalizzazione, conservando le peculiarità di un territorio, cosa che per l’Italia è ormai diventata sinonimo di qualità in tutto il Mondo (52%).
C’è anche chi ritiene che il dialetto rappresenti uno strumento più espressivo rispetto alla lingua italiana, perchè legato ad evocazioni ed emozioni più profonde, legate al territorio e alla sua storia (35%). I motivi insomma non sono certo «politici», di divisione tra italiani delle diverse regioni, ma proprio di arricchimento del patrimonio culturale comune.
Che il desiderio dunque di mantenere vivo il dialetto e di impedire che venga dimenticato è diffuso lo dimostra lo strumento di comunicazione più moderno che ci sia: Internet. Proprio il luogo della comunicazione globale, dell’inglese come lingua universale, infatti, sembra essersi assunto il compito di conservare e diffondere la conoscenza del dialetto.
Basta infatti digitare «dialetto» sui principali motori di ricerca per trovarsi di fronte a milioni di siti e pagine web, tanto che fare una sorta di classifica dei più presenti è veramente complesso: non si tratta esclusivamente quelli regionali, ma di quelli legati alle singole città e territori.
In generale, però, solo considerando le «lingue regionali» nel loro complesso, a guidare la classifica sembra essere la Sicilia: digitando «dialetto siciliano» sui motori di ricerca appaiono più di 2 milioni e 200 mila siti, mentre il secondo gradino del podio spetta alla Calabria (oltre 1 milione e 600 mila tra siti e pagine dedicate al «dialetto calabrese»), seguita dalla Toscana («dialetto toscano» con più di 1 milione e 400 mila siti«).
Ma anche altri dialetti sono super presenti: 1 milione e 350 mila per il »dialetto piemontese«, oltre 600 mila per il »dialetto sardo«, 800 mila per il campano e se a quello regionale si aggiunge quello del capoluogo di regione i numeri diventano ancora più astronomici, basta vedere che se a »dialetto laziale« si aggiunge il »romanesco«, si arriva a quota 1 milione 500 mila siti e pagine web, così come se a »dialetto lombardo« si aggiunge »milanese« si arriva a superare 1 milione e 200 mila siti e pagine dedicate. E per quanto riguarda i contenuti? Moltissimi i siti che riportano detti e proverbi delle diverse zone d’Italia (presenti nel 65% dei siti e delle pagine web dedicate ai diversi dialetti).
Nel 53% sono presenti le parole e frasi più comuni, ma anche le filastrocche (44%) e canzoni della tradizione, sia quelle popolari, legate al passato che quelle attuali, ma rigorosamente in dialetto (39%). Sono moltissimi i siti dove sono presenti saggi o trattati (32%), ma anche corsi di dialetto (29%). Non mancano naturalmente i siti che raccolgono parolacce ed espressioni volgari (23%), ma anche dei veri e propri dizionari on line con la traduzione dei termini dialettali in italiano e viceversa (27%).
FONTE: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=7230&ID_sezione=38&sezione=News