Alaska: Mary Peltola, la prima governatrice democratica, nativa

Il flop di Sarah Palin: battuta in Alaska da una nativa (dem)

Seggio dopo 50 anni al partito di Biden, che ora spera

Sarah Palin non ce l’`ha fatta. Tredici anni dopo essersi dimessa da governatrice dell’Alaska – in mezzo la fine del matrimonio trentennale con Todd e tanta reality tv – la «pitbull col rossetto» che fu la discussa compagna di ticket di John McCain alle presidenziali del 2008 ha perso la corsa per l’unico seggio alla Camera del suo Stato. Il posto lasciato libero dalla scomparsa del repubblicano Don Young, che lo occupava da 50 anni, era la sua carta per tornare sul palcoscenico nazionale e lei sembrava favorita, ma quando il conteggio dei voti del complicato sistema a scelta classificata usato in Alaska è stato completato, a ben quindici giorni dalle elezioni, ecco la sorpresa.

In testa di tre punti è arrivata Mary Peltola, che sarà la prima donna a rappresentare l’Alaska alla Camera, la prima nativa (è una Yup’ik, nata in un piccolo villaggio di pescatori) e il primo democratico in mezzo secolo, e si porta a casa la vittoria proprio nel giorno del suo 49esimo compleanno. Peltola è una progressista moderata, amica di famiglia di Young e con un buon rapporto anche con la sua avversaria, la quale tenterà la rivincita già a novembre (le suppletive servono a completare il mandato solo fino a gennaio, quando il «vecchio» congresso scade).

Grande eccitazione tra i democratici: dopo i risultati incoraggianti della settimana scorsa a New York, la sconfitta di una figura considerata da molti una progenitrice del trumpismo (Trump stesso l`ha sostenuta facendo campagna con lei) è significativa in sé e per il «morale delle truppe». Morale bassissimo invece tra i repubblicani che pensavano di stravincere a novembre e ora vedono lo scenario complicarsi un po` ovunque. Il loro problema si chiama Trump, ma non possono dirlo ad alta voce per non irritare la base che gli è ancora fedelissima. Le indagini sull’ex presidente continuano a tenere banco, e oscurano i temi che potrebbero far gioco all’opposizione, dal crimine all’inflazione.

I democratici invece spingono sulla difesa dell’aborto, che dalla sentenza Dobbs in poi sta mobilitando l’elettorato (anche in Alaska si assiste a un netto aumento delle donne tra gli elettori registrati). Peltola ne ha fatto uno dei punti centrali della sua campagna, senza dimenticare la sua storia e quella del suo territorio. I suoi spot erano calmi, rassicuranti, positivi. Parlava della sua capacità di lavorare con gli avversari politici, del lavoro nella commissione per la pesca (l`industria fondamentale in Alaska assieme a quella del petrolio), di clima e di necessità di proteggere le risorse naturali dalle mire delle corporation. Ma poi concludeva: «Sono l’unico candidato che lotta per il diritto all’aborto».

Anche Biden ha usato la difesa dei diritti per lanciare, parlando in prima serata dalla Independence Hall di Filadelfia, la sua campagna elettorale. E ha ripreso lo slogan della battaglia per l’«anima della nazione» contro il pericolo «semifascista».

Marilisa Palumbo | Corriere della Sera | 02.09.2022

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