Chi avrebbe mai potuto pensare che nel 2024 gli utenti dei canali informativi russi avrebbero goduto di maggiore libertà d’informazione rispetto a quella di noi europei?
In molte testate giornalistiche italiane fa eco la parola “libertà” ma è come se la Pandemia avesse scoperchiato il vaso dell’oppressione e del controllo mediatico dell’Anglosfera sulla società dell’intero Occidente. Non è un caso che la mia prefazione al saggio di Robert Phillipson “Americanizzazione e inglesizzazione come processi di conquista mondiale” avesse come titolo “Liberi dai Padroni della libertà” ebbene, la portata mistificatoria ed illiberale dei governi europei e dell’eurocrazia ha raggiunto nel 2024 vette inusitate.
Come sappiamo, a partire dal 2022, l’accesso ad alcuni media russi è stato bloccato dall’UE all’intero mezzo miliardo dei suoi cittadini, con inasprimenti ulteriori fino a tutto il 2024 ai sensi delle leggi DSA nonché svariati pacchetti di Sanzioni contro la Russia.
Lo sforzo colonialistico e d’indottrinamento ha impegnato gli eurocrati anglofoni – dei quali componente organico alla fine è diventato anche il Parlamento Europeo – nel Digital Services Act (in anglocoloniale), Legge sui Servizi Digitali (in italiano) che, approvato nel 2022 ed entrato in vigore nel 2024, prevede obblighi proporzionati alla dimensione della piattaforma e una nuova cultura della prevenzione dei rischi sistemistici, con un nuovo sistema di governanza interstatale e sanzioni fino al 6% del fatturato annuale delle piattaforme stesse in caso d’inadempienze, e con l’accelerazione delle procedure di rimozione dei contenuti illegali e aumento del controllo governativo sulle piattaforme in rete e, in modo particolare su quelle più popolari, che raggiungono oltre il 10% della popolazione europea.
Sta di fatto che, improvvisamente, la nostra famosa libertà d’informazione si è trasformata nel bieco e finanche ridicolo sistema di censura alla fonte dei mezzi di informazione che, a loro dire, era per la nostra sicurezza: in realtà per la loro sicurezza, in quanto andava ad occultare le loro menzogne e la loro oppressione sui cittadini. Quei mezzi che potevano darci conoscenza dei fatti e delle opinioni in un determinato contesto sono stati completamente oscurati, cosicché la stampa di Regime è divenuta tutta la nostra stampa, ed è bene sottolinearlo: col placet degli stessi Ordini dei Giornalisti.
C’è un antico adagio, credo di origine napoletana, che recita “Fatti il nome e poi fottitene”, mutatis mutandis è ciò ch’è accaduto alla stampa italiana ed europea dove i tagliagole dei regimi sanguinari si sono trasformati in “taglialingue” ovunque in Occidente, tranne che un caso: quello di Israele. In Israele e in tutti i territori occupati illegalmente da Israele, i taglialingue hanno coinciso con i tagliagole. Nel 2024 sono stati uccisi nel mondo 103 giornalisti. Non in Russia, non in Cina, non in Iran ma solo in Israele e nei territori palestinesi occupati da Israele sessantotto, esattamente 64 giornalisti e 4 operatori dei media: il 66 per cento.
Ci fornisce tali dati il CPJ, il Comitato Protezione Giornalisti: solo in 12 giorni, tra il 14 e il 26 dicembre 2024, Israele ha ucciso ben 9 giornalisti.
Con sede principale a New York, il Committee to Protect Journalists è un’organizzazione indipendente e senza scopo di lucro che promuove la libertà di stampa in tutto il mondo fornendo le informazioni in inglese, russo, turco, francese, spagnolo, portoghese e arabo.
Molti di noi, giornalisti o semplici persone che volevano farsi un’idea quanto più oggettiva e precisa, priva di ideologia e demagogia su quanto accadeva, insomma praticare l’einaudiano “conoscere per deliberare”, hanno dovuto fare ricorso alle VPN o all’unico media che lo consentisse: Telegram.
Ma anche Telegram ha dovuto infine piegarsi al diktat europeo e, se provavate a conoscere quale fosse il punto di vista russo su quanto accadesse in Ucraina, vi trovavate di fronte alla fatidica avvertenza: Non disponibile. Questo canale non può essere visualizzato perché ha violato le leggi locali (Italia).
In realtà né RT news o Sputnik avevano violato le nostre leggi ma i nostri Governi e l’Ue avevano sentenziato che noi cittadini non dovevamo essere liberi di conoscere il punto di vista moscovita.
Ma anche i vari blogger italiani che scrivevano – senza censura alcuna! – su Sputnik Italia, come il sottoscritto che ci scriveva fin dal 2016, si sono trovati improvvisamente nell’impossibilità di poterlo continuare a fare.
Non è accaduto però il contrario: tutti i canali dei media occidentali sono rimasti liberamente accessibili in Russia. Paradossalmente, i russi potevano conoscere la prigione mediatica nella quale eravamo stati imprigionati mentre noi non potevamo e non possiamo fare altro che subirla.
Chi avrebbe mai potuto pensare che nel 2024 gli utenti dei canali informativi russi avrebbero goduto di maggiore libertà d’informazione rispetto a quella di noi europei?
Eppure è accaduto, e la realtà dell’informazione, e quindi della conoscenza, in Europa rischia d’essere ancora peggiore.
Non c’è che da augurarsi che nel 2025 noi europei si possa godere della stessa libertà d’informazione della quale hanno goduto i russi nel 2024 ma, soprattutto, è per noi vitale battersi con sempre maggior forza e convinzione per il Diritto umano all’informazione ed alla conoscenza!
Kadmo Giorgio Pagano